SorrisoDiverso

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ITA - Con lo spagnolo Pablo Arreba alla regia, Guarda, in italiano Custode, vince il premio come Miglior Corto del Festival Tulipani di Seta Nera 2021. Scritto dallo stesso regista e dal co-sceneggiatore Sergio Milán, il cortometraggio si regge interamente sull’animato botta e risposta tra i due protagonisti, il quale determina tutti gli sviluppi del cortometraggio, le sue svolte e le risoluzioni. Esilarante, irriverente e concitato, lo scambio tra i due protagonisti introduce un dibattito difficile, affrontato con intelligenza e sensibilità nell’arco del brevissimo minutaggio del corto. Due protagonisti, un unico sfondo e un litigio – pochissimi elementi in cui si condensa un percorso che sul finire scalda il cuore.

Gabi e Rafa sono colleghi e amici da molto tempo, ma ora bisticciano per un problema sul lavoro. Rafa ha bisogno di fare un cambio di turno con Gabi, ma lui la trova una pessima idea e afferma che sarà molto difficile spiegarlo al capo. Intuendo, tuttavia, che alla base di questa richiesta ci sia qualche genere di problema latente, Gabi incalza Rafa perché gli dica quale sia il vero punto della questione. Rafa cede e glielo rivela: ama una donna. Gabi reagisce con veemenza: gli chiede conto di questa stravaganza, liquida quel sentimento come una moda, gli ricorda tutte le sue passate oscillazioni tra i nuovi – talvolta ignoti – termini che gravitano attorno al tema dell’orientamento sessuale. Fa di tutto per indurlo a ritrattare. Ma pare non esserci nulla da fare: Rafa è proprio innamorato.

Con una fotografia nitida, dai forti contrasti, risaltati dal bianco e nero dei completi dei protagonisti, con l’intensa interpretazione di Miquel Mars e Nacho Redondo e con l’esilarante intervento finale della voce di Claudio Rodriguez, il cortometraggio impatta sul pubblico con la forza delle sue provocazioni e della sua ironia irresistibile.

Il finale riesce a riunire questo elenco articolato di diversi generi d’amore in un principio comune: amare qualcuno significa proteggere la sua felicità, per quanto possa costare. Sulla scia di questo principio universale, da cui si ramificano un numero interminabile di modi diversi d’amare, si apre una sequenza di chiusura di grande effetto che mostra come, prima di qualsiasi altra cosa, l’amore è ciò che salva: un invisibile angelo custode capace anche di amare da lontano.

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ENG - Guarda, a short film directed by the Spanish Pablo Arreba and written by the same with the co-writer Sergio Milán, is the winner of the “Tulipani di Seta Nera” International Short Film Festival as the Best Short Film 2021. It is entirely based on the dialogue between two protagonists, which induces all the developments, the turning points, and the resolutions. Hilarious, irreverent, and exciting, the verbal fencing between the characters introduces a challenging debate, intelligently and sensitively discussed within the short timing of the film. Two main characters, a single location, and a dispute - very few ingredients generate a development that warms the heart at the end.

Gabi and Rafa have been colleagues and friends for a long time but now they are arguing because a problem at work. Rafa needs to switch shift with Gabi, but the latter thinks that it is a bad idea and claims that it would be very difficult to explain it to their boss. Sensing that his request probably hides an unexpressed problem, Gabi urges Rafa to tell him what the real point of the matter is. Rafa surrenders and reveals him the truth: he loves a woman. Gabi reacts vehemently: he asks him about this extravagance, liquidates this feeling like a phase, reminds him of all his past fluctuations between the new - sometimes not well known - terms connected to the theme of sexual orientation. He makes his best to induce him to retract. There is nothing to do: Rafa is really in love.

Through a cinematography characterized by strong contrasts, highlighted by the protagonists' black and white suits, through the intense interpretation of Miquel Mars and Nacho Redondo and the hilarious final intervention of the voice of Claudio Rodriguez, the short film impacts on the audience with its provocations and its irresistible irony.

The ending manages to make this articulated list of different kinds of love converge into a common principle: loving someone means protecting his happiness, no matter how much it may cost. In the wake of this universal principle, an impressive closing sequence starts and shows how love always saves people, like an invisible guardian angel capable of loving from a distance.

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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Scritto e diretto da Silvia Monga, Gocce di Luce guadagna nel corso del Festival TSN sia il premio “Asvis” 2021 che il premio “COndiVIDiamo Diversità” 2021 – riconoscimento dedicato al cortometraggio che meglio rappresenta il tema dell’emergenza sanitaria Covid 19. Dimostrando un’innegabile abilità nel disseminare fili che, tirati alla fine, rivelano il disegno del racconto, Silvia Monga riesce a trattare il tema dell’isolamento prima nel contesto della pandemia e poi, di colpo, ad allargare il quadro d’insieme rivelando nuove implicazioni sociali a cui la comunità – guarita ma segnata – non può smettere di dedicarsi.

Lo sguardo di Silvia Monga oscilla tra una casa e l’altra, lì dove sono confinati i piccoli mondi dei protagonisti della storia, durante la quarantena. Marco e Andrea vivono con il nonno. Nonostante l’uomo abbia una gran cura di loro, il più piccolo dei due soffre molto la distanza con la madre che non può ancora rivedere. Il maggiore, da parte sua, sembra affezionarsi giorno dopo giorno alla bambina che vede dalla finestra della casa di fronte. Di lei lo spettatore apprende che segue delle lezioni di pianoforte in videoconferenza con il suo maestro. Il desiderio di riconquistare il contatto umano spinge i protagonisti a comunicarsi l’un l’altro la partecipazione collettiva allo stesso sconforto, ma soprattutto a una comune speranza, facendo uso di strumenti alternativi. È di grande impatto, in questo senso, la scena in cui i condomini del palazzo si salutano attraverso le luci dei cellulari che vengono fatte dondolare fuori dalla finestra o dal balcone. Alla fine, inaspettatamente, la normalità sembra essere sul punto di ricomporsi, ma non per tutti questa è una buona notizia.

Gocce di Luce getta uno sguardo su un’umanità che se non può essere vicina, allora desidera essere presente. E questa tensione, interiorizzata in un momento di crisi, diventa una lezione, uno sprone a trasformarsi in un tipo diverso di società, capace di portare la luce nel buio. La comunità ha appreso e può apprendere nuovi modi di stringersi attorno a chi ha bisogno. Memorabile, infine, è l’interpretazione dei giovanissimi attori Francesco Saias, Olga Rui Marchiò e Leonardo Trevisan nei panni dei piccoli protagonisti del corto, insieme all’impagabile Giorgio Biavati nel ruolo del nonno.

Nel corto di Silvia Monga, quando la luce è presente, irrompe incandescente, dorata, ambrata o arancione come il palloncino delle ultime scene – una traccia calda che ricorda la presenza del sole al di là delle nuvole, degli esseri umani al di là delle mura domestiche, di una comunità al di là della distanza e delle differenze.

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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ITA - La regia dello spagnolo Carlos Gomez-Mira Sagrado porta su schermo un cortometraggio scritto da Rossana Giacomelli e animato da Borja Gómez-Orellana Lorenzo, che alterna la corporeità di elementi tridimensionali a dettagli leggeri come le foglie di un albero o una colonna di fumo. Il risultato è un’animazione accurata ed eloquente che produce un effetto visivo delicato come la storia raccontata. Il cortometraggio d’animazione muto esprime i suoi contenuti attraverso l’efficacia visiva e con un disegno in grado di cogliere e trasmettere un’ampia gamma di sentimenti, di scambi e di reazioni. Degna di nota è la scelta estetica: linee arrotondate, fondali naturali e sereni, pattern che rimandano a diverse consistenze, come il piumaggio dei piccoli protagonisti.

La storia è quella di un uccello che non è in grado di seguire il resto dello stormo durante la migrazione. La sua deformazione a un’ala, infatti, gli impedisce di volare. La solitudine genera in lui un graduale sconforto al quale si abbandonerebbe del tutto se non fosse per un’inaspettata e improvvisa compagnia che irrompe nel tedio delle sue giornate. È un pulcino lasciato indietro a sua volta, quello che inizia a dividere con il protagonista i rami solitari dell’albero. Malgrado un’iniziale reticenza, la presenza di un esserino bisognoso di cure riscuote l’uccello protagonista dal suo scoramento e gli restituisce un proposito. L’adulto insegna al piccolo tutti i trucchi per procurarsi il cibo, trascorre con lui le sue giornate e ritrova la gioia della compagnia e il senso della famiglia. L’ultima tappa del percorso che i due volatili compiono insieme sembra essere la più difficile: il pulcino deve imparare a volare. L’uccello, scoraggiato, sembra quasi domandarsi come potrebbe proprio lui che non è in grado di spiccare il volo, trasmettere al piccolo una dote che non possiede. Quando meno se lo aspettano, i due volatili andranno incontro a un episodio sconvolgente che metterà alla prova tutto ciò che hanno appreso l’uno dall’altro durante il periodo trascorso insieme.

Al centro di questa commovente opera d’animazione, capace di rivolgersi a un pubblico di bambini ma anche di adulti, c’è il concetto di famiglia, un’unità che nasce lì dove ci sono amore e cura. I due protagonisti vengono abbandonati dai membri della loro specie, ma c’è ancora una comunità, per quanto piccola, composta da loro due, sufficiente a spronare entrambi a costruire il loro avvenire e volare incontro a esso.

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ENG - The Spanish director Carlos Gomez-Mira Sagrado brings to the screen a short film written by Rossana Giacomelli and animated by Borja Gómez-Orellana Lorenzo, which alternates three-dimensional elements and light details such as the leaves of a tree or a column of smoke. The result is an accurate and eloquent animation that produces visual effects as delicate as the story told in the short film. With its rounded lined drawing, the wide and serene landscape, and by using patterns capable of suggesting different textures and consistencies, with particular attention to the little protagonists’ plumage, the mute short film by Carlos Gomez-Mira Sagrado expresses its contents through its visual efficacy and through a design capable of capturing and communicating several feelings, interactions, and reactions.

The story is about a bird unable to migrate and consequently to follow his flock because of a deformed wing that prevents it from flying. Loneliness generates a gradual depression in the bird that is about to abandon any hope, but an unexpected and sudden company intervenes into the monotony of his days. It is a chick left behind from the flock, that now shares with him the solitary branches of the tree. Despite an initial reticence, the presence of a needy creature rescues the bird from its discouragement and gives it back a purpose. The bird teaches the chick all the tricks to get food, it spends its days with the whelp and revalues the joy of company and the idea of family. The last step of the journey that the two birds make together seems to be the most challenging: the chick must learn to fly. The bird, discouraged, seems to wonder how it could transmit to the chick a skill that it does not possess. When they least expect it, the two birds will experience a shocking episode that will test everything they have learned from each other during their time together.

This touching animated short film, capable of addressing an audience of children but also adults, tells a story about family, a unit that exists where there are also love and care. The two birds seemed to have been abandoned by the members of their species, still there is a community, even though small, made up of the two of them, enough to encourage both to build and fly towards their future.