Sulla scia di un ritmo vivace, di una fotografia a tinte brillanti e dei dialoghi che nel loro brio celano spesso un significato più ricco, il cortometraggio della giovane Noemi D’Ambrosi sa veicolare con insospettabile disinvoltura temi lievi e argomenti più profondi. La storia balza da un punto di vista all’altro seguendo un’alternanza serrata. Ogni momento si salda al precedente attraverso battute, riferimenti e parole chiave; in questo modo la regista mette in scena un’interessante rappresentazione non soltanto di contrasti, ma di conflitti che non possono conciliarsi finché le due narrazioni non convergono.
La storia è quella di Anna e Chiara, due giovani donne molto diverse: Chiara è appariscente, ammiccante, capace di lasciarsi andare con naturalezza al suo modo di essere matta, come la si sente definirsi spesso. Anna è riservata, parla con la psicologa della scuola con molte reticenze e non ama dar mostra in pubblico dei suoi slanci. A colmare il vuoto della sua voce che si ritrae nei pensieri, interviene una colonna sonora, sempre opportunamente collocata, che accompagna e suggerisce l’oscillazione delle sue emozioni. Anna accusa la difficile situazione del matrimonio burrascoso dei genitori, costellato di litigi frequenti e recriminazioni. Lei e Chiara frequentano Ludovico, che le ama entrambe perdutamente. Ma non è, questa, la sola cosa che le due hanno in comune. A unirle c’è un legame più profondo, a mezza via tra i poli opposti che i loro modi di essere rappresentano.
La difficile resa dei conti tra le due è il momento culminante del cortometraggio: ogni via di fuga viene sbarrata e i personaggi sono costretti a guardare nello specchio e a riconoscersi.
Come la psicologa della scuola spiega ad Anna in una delle prime scene, essere sé stessi non significa confinare la propria personalità in uno schema, ma fare un percorso per entrarvi in contatto e saper amare quel che si trova alla fine del viaggio. La regista, che firma la sceneggiatura insieme a Saverio Deodato e interpreta, inoltre, una delle due protagoniste insieme alla controparte Maria Malandrucco, presta allo spettatore uno sguardo registico in grado di cogliere il fascino sottile delle imperfezioni.