SorrisoDiverso

Recensione: Baby Bird

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La delicata regia di Antonio Passaro regala allo spettatore un viaggio emozionante percorso di volata, con Baby Bird. In otto minuti di cortometraggio, l’autore condensa i giorni felici di una quotidianità rivivificata dall’affetto e dalla compagnia. Una gioia che il protagonista, il coinvolgente Gerardo Caputo, riscopre dopo averla seppellita sotto strati di solitudine.

Sergio, un anziano cardiopatico, vive da solo e ha le sue abitudini: ogni momento della giornata è un rito seguito con rigore, destinato a ripetersi giorno dopo giorno. Una sera sente un rumore provenire dall’esterno della sua abitazione. Quando si affaccia, vede che probabilmente un gatto ha causato la caduta di un nido. Sergio lascia le cose come stanno e rientra in casa. L’indomani, tuttavia, la curiosità di vedere come si sia evoluta la situazione vince e Sergio esce di nuovo, per scoprire tutte le uova rotte, tranne uno. Toccato dalla scena, lo recupera e crea un nido con vecchi oggetti messi da parte – anche loro riportati per l’occasione a nuova vita – e riprodotto il clima ideale per la cova dell’uovo, lo colloca lì.

Quando il pulcino nasce, l’occhio della cinepresa ne assume la prospettiva, simulando i suoi movimenti mentre l’animaletto accetta il cibo da Sergio, lo insegue per i corridoi della casa e spicca il primo volo. Un invito rivolto allo spettatore a sperimentare un’immedesimazione insolita, ma di immediata efficacia e impatto. La brillante colonna sonora originale di Alfredo Capozzi sostiene questo gioco di identificazione nell’animale e ne riproduce i versi e il modo tutto suo in cui l’uccellino comunica con Sergio. A parte questo, tuttavia, il cortometraggio è muto e questa scelta permette di leggere il rapporto in una prospettiva che esula dal linguaggio umano e che indaga la comprensione reciproca tra uomo e animale.

Baby Bird mostra, senza aver bisogno di parole, che la cura degli altri e la cura di sé spesso, inaspettatamente, coincidono, si richiamano tra loro per effetto di una risonanza che è alla base di qualsiasi genere d’amore e qualsiasi forma di famiglia.