Scritto e diretto da Silvia Monga, Gocce di Luce guadagna nel corso del Festival TSN sia il premio “Asvis” 2021 che il premio “COndiVIDiamo Diversità” 2021 – riconoscimento dedicato al cortometraggio che meglio rappresenta il tema dell’emergenza sanitaria Covid 19. Dimostrando un’innegabile abilità nel disseminare fili che, tirati alla fine, rivelano il disegno del racconto, Silvia Monga riesce a trattare il tema dell’isolamento prima nel contesto della pandemia e poi, di colpo, ad allargare il quadro d’insieme rivelando nuove implicazioni sociali a cui la comunità – guarita ma segnata – non può smettere di dedicarsi.
Lo sguardo di Silvia Monga oscilla tra una casa e l’altra, lì dove sono confinati i piccoli mondi dei protagonisti della storia, durante la quarantena. Marco e Andrea vivono con il nonno. Nonostante l’uomo abbia una gran cura di loro, il più piccolo dei due soffre molto la distanza con la madre che non può ancora rivedere. Il maggiore, da parte sua, sembra affezionarsi giorno dopo giorno alla bambina che vede dalla finestra della casa di fronte. Di lei lo spettatore apprende che segue delle lezioni di pianoforte in videoconferenza con il suo maestro. Il desiderio di riconquistare il contatto umano spinge i protagonisti a comunicarsi l’un l’altro la partecipazione collettiva allo stesso sconforto, ma soprattutto a una comune speranza, facendo uso di strumenti alternativi. È di grande impatto, in questo senso, la scena in cui i condomini del palazzo si salutano attraverso le luci dei cellulari che vengono fatte dondolare fuori dalla finestra o dal balcone. Alla fine, inaspettatamente, la normalità sembra essere sul punto di ricomporsi, ma non per tutti questa è una buona notizia.
Gocce di Luce getta uno sguardo su un’umanità che se non può essere vicina, allora desidera essere presente. E questa tensione, interiorizzata in un momento di crisi, diventa una lezione, uno sprone a trasformarsi in un tipo diverso di società, capace di portare la luce nel buio. La comunità ha appreso e può apprendere nuovi modi di stringersi attorno a chi ha bisogno. Memorabile, infine, è l’interpretazione dei giovanissimi attori Francesco Saias, Olga Rui Marchiò e Leonardo Trevisan nei panni dei piccoli protagonisti del corto, insieme all’impagabile Giorgio Biavati nel ruolo del nonno.
Nel corto di Silvia Monga, quando la luce è presente, irrompe incandescente, dorata, ambrata o arancione come il palloncino delle ultime scene – una traccia calda che ricorda la presenza del sole al di là delle nuvole, degli esseri umani al di là delle mura domestiche, di una comunità al di là della distanza e delle differenze.