Recensione: A Little Story
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Il cortometraggio, di cui Antonio Annunziata è regista oltre che co-autore della sceneggiatura insieme a Francesco Verdi, è un viaggio al di qua e al di là di una frattura evocata fin dalla primissima scena attraverso il quadro commentato dai due protagonisti a una mostra, nell’occasione in cui si incontrano. Ai lati di questa spaccatura ci sono i due diversi frangenti di una storia d’amore: il momento prima di toccarsi e l’allontanamento – per citare il primissimo dialogo del corto.
Attraverso un montaggio che mescola il passato e il presente, lo spettatore assiste alle vicende alterne di una coppia, Lara e Manuel, dall’occasione in cui si conoscono, alle prime uscite insieme, fino alla proposta di matrimonio. Il passato è una promessa di felicità, ma ora deve fare i conti con un presente che non sa esserne all’altezza. Il non troppo metaforico scrigno dei sentimenti dei due protagonisti è per sempre e irreparabilmente segnato da ferite impossibili da medicare. Ma la riflessione del corto non si limita a questo, perché il vero messaggio sta nel concetto di responsabilità. Un genere di responsabilità che non ha confini netti e di cui, perciò, è sempre più difficile chiedere conto: quella verso il dolore provocato negli altri con i propri gesti e con il proprio egoismo. Infine, è forse la responsabilità verso la propria stessa felicità a essere invocata: chi non ha cura dei propri sentimenti, inevitabilmente, è portatore dello stesso male che, in questo modo, si diffonde di caro in caro, di genitore in figlio.
Sfruttando un fitto sistema di simboli, di richiami e sequenze oniriche, l’autore passa gradualmente dal racconto degli episodi che costellano questa storia d’amore, alla rappresentazione visiva degli stati emotivi dei protagonisti, segnando un tragitto che si perde tra i moti dell’anima.
A sottolineare l’importanza e il peso delle azioni, in questa storia, c’è la scelta di riprendere gli attori tagliando, evitando o velando il loro volto e inquadrandone, invece, le mani – anche in questo caso, una citazione del quadro della prima scena. Non sono le identità a essere importanti, nel caso di A Little Story, perché questa potrebbe essere la ‘piccola storia’ di chiunque. Peso ha, invece, la mano, cioè il gesto, l’atto che si compie e – simultaneamente – ferisce.