SorrisoDiverso

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Humam è un immigrato algerino che, come molti, è partito per un altro Paese per poter sostenere economicamente la sua famiglia in grave difficoltà. In Italia è costretto però a fare i lavori più modesti e a vivere nelle condizioni più umilianti.

Il cortometraggio, in tutta la sua crudezza, mostra allo spettatore uno spaccato della violenza che si consuma in silenzio ogni giorno contro migliaia di persone. In ogni luogo si trovi, lo straniero, costretto a vivere in una condizione di “doppia assenza”, allo stesso tempo lontano dalla sua famiglia e dagli affetti, ma anche alieno nel paese di destinazione. Mal visto e non accettato sia come emigrato che come immigrato, è vittima della solitudine e della xenofobia della gente, capro espiatorio su cui sfogare rabbia e frustrazione. Un dramma ancor più forte poiché il razzismo non si manifesta solo con la violenza ma anche con l’indifferenza e la diffidenza delle persone comuni.

Quello di Humam è l’incubo che vivono migliaia di altri invisibili nel mondo, migranti ma non solo, costretti a subire l’umiliazione di vivere ai margini della società e la cieca ed insensata violenza di chi è più forte. Violenza che il più delle volte resta impunita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Gocce d’acqua racconta la rottura di un rapporto e per farlo esplora una strada diversa da quelle battute più frequentemente. Invece di proporre una conclusione fredda, con la scomparsa di ogni affetto residuo o persino a fronte di un rapporto fondato sul sopruso, il corto indaga una conclusione sofferta, una scelta fatta senza che l’amore e le esperienze condivise siano state dimenticate.

Metafora dei sentimenti delle coppia, due gocce d’acqua scendono parallele fino al momento in cui si fondono e procedono come un’unica goccia.

Il tempo passa e il dolore gradualmente cede il posto a un sorriso ancora un po’ incerto, ma coraggioso: separarsi per questo corto non significa lasciarsi l’altro alle spalle, molto più spesso significa portarselo dentro, con tutto quello che ha insegnato e donato. La persona che si è diventati è anche frutto di questo incontro ed è quella persona che affronterà, come nuova, il futuro che l’attende.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Quella di Giulia è la storia di una giovane donna che si mantiene in delicato equilibrio tra le sue fragilità e la vita di tutti i giorni, fatta di necessità quotidiane e di lavoro.

La corsa alla normalità, sostenuta faticosamente ma, tutto sommato, con successo fino a quel momento, subisce un’improvvisa battuta d’arresto quando suo fratello Peppe, il suo principale sostegno e punto di riferimento, è sul punto di sposarsi e quindi di trasferirsi.

L’instabilità che ne consegue dà le sue prime avvisaglie sul luogo di lavoro, ma non solo: le forze che tirano Giulia dentro e fuori dal mondo, di continuo, diventano più insistenti nel contendersela. Il vortice dei ricordi dolorosi riguardanti la perdita prematura di suo padre, il senso di frustrazione per le sue ferite apparentemente insanabili e tutti i limiti che comportano, fanno sì che Giulia si ritrovi in piedi sull’orlo del baratro.

Ma alla fine Giulia riesce a decidere di appropriarsi di un destino diverso. Non dimentica il suo dolore, non lo ignora, ma inizia a medicarlo. Sapere che la sua è una storia qualunque è importante perché aiuta a normalizzare i fenomeni di disagio psicologico e la necessità di affidarsi a un sostegno concreto e professionale per cominciare a guarire.