SorrisoDiverso

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Gipsy, un ragazzino che frequenta le medie e già molto popolare su youtube, dà dei consigli al suo compagno di banco, che ambisce a ottenere altrettanto successo, ma senza riuscire a raggiungere gli stessi risultati. In questo quadro si inserisce Patrick, agli antipodi rispetto ai due, perché è il ragazzino meno popolare della scuola. In qualche modo Patrick e Gipsy iniziano a legare ed è questo il momento in cui il compagno di banco di Gipsy coglie la sua occasione di successo.

Le dinamiche tra i ragazzini nelle scuole seguono regole proprie e la popolarità, la percezione degli occhi degli altri su di sé, gli effetti del giudizio diventano fattori molto importanti, specialmente a quell’età. Nell’epoca dei social, poi, è ancora più semplice esporsi a un pubblico sempre più numeroso che amplifica, collateralmente gli effetti della fama e della disapprovazione.

Basta poco, così facendo, per scadere nei rapporti superficiali, in balia di un successo oscillante e un’approvazione che si esprime in like. Nel margine sottile di questo meccanismo è la forza di carattere a fare la differenza, a determinare chi cede all’attrattiva di una gratificazione vana e chi sceglie di rinunciare all’ammirazione di un esercito di avatar anonimi per coltivare un rapporto reale.

 

 

 

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Una società distopica fa da sfondo a questo perturbante cortometraggio che proietta in un futuro indesiderabile e spaventoso in cui ogni tipo di emozione viene bandita dalla società: amore, gioia, pietà, compassione, ogni tipo di sentimento o impulso è vietato dal governo.

In questo immaginario stato totalitario del futuro, la tecnologia controlla ogni aspetto della vita viene, stabilendolo e ordinandolo in modo da raggiungere uno stato di miglior efficienza possibile. Le emozioni, così come il pensiero critico, si sa, sono sovversive e distolgono dall’efficienza e vengono dunque proibite.

Eppure, per quanto le azioni di uno stato totalitario possano essere repressive, ci sarà sempre uno spazio di resistenza. Paolo Caren, il protagonista, ancora legge libri di poesia, (quei pochi sfuggiti ai roghi), ascolta musica perturbante ed è ancora capace di innamorarsi. Un “incontrollato stato emotivo” il suo, come viene giudicato, lo condanna ad essere spiato e poi catturato dalla polizia come sovversivo.

Ma cos’altro renderebbe tale un uomo, se non le sue emozioni e la coscienza del sé?  Varrebbe davvero la pena di vivere in una comunità il cui benessere si limita al raggiungimento degli obbiettivi? Il cortometraggio obbliga lo spettatore ad una profonda riflessione sui valori della nostra società post-moderna che si fa sempre più fluida per quanto riguarda i legami affettivi, ma allo stesso tempo più standardizzata nei processi, ed il controllo si fa silenzioso ma estremamente pervasivo grazie alle nuove tecnologie.

 

 

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Uno sporco scantinato di San Basilio, un quartiere popolare alla periferia di Roma, è lo scenario di un evento epocale: Fabrizio, un ladruncolo qualsiasi, è riuscito a catturare l’agente segreto di fama internazionale James Bond e lo tiene prigioniero.

Ma cosa provoca la rabbia di un uomo qualunque nei confronti della più affascinante spia del cinema hollywoodiano?

L’agente 007 era il suo idolo d’infanzia e insieme a “Gigio” non si erano persi nemmeno una delle sue fantastiche avventure, fino al giorno in cui la vita gli ha riservato un destino inaspettato. Crescendo, infatti, i falsi miti e gli eroi costruiti dalla televisione finiscono per sgretolarsi sotto i colpi della vita reale, spesso cruda e sporca come lo scantinato in cui Bond è tenuto prigioniero.

Il corto mette in scena il duro scontro tra la realtà e la spettacolarizzazione dell’esistenza operata dalla società di massa, risultando allo stesso tempo divertente e per nulla banale.

 

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