SorrisoDiverso

RECENSIONE: L’URLO di Francesco Barilli

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Una società distopica fa da sfondo a questo perturbante cortometraggio che proietta in un futuro indesiderabile e spaventoso in cui ogni tipo di emozione viene bandita dalla società: amore, gioia, pietà, compassione, ogni tipo di sentimento o impulso è vietato dal governo.

In questo immaginario stato totalitario del futuro, la tecnologia controlla ogni aspetto della vita viene, stabilendolo e ordinandolo in modo da raggiungere uno stato di miglior efficienza possibile. Le emozioni, così come il pensiero critico, si sa, sono sovversive e distolgono dall’efficienza e vengono dunque proibite.

Eppure, per quanto le azioni di uno stato totalitario possano essere repressive, ci sarà sempre uno spazio di resistenza. Paolo Caren, il protagonista, ancora legge libri di poesia, (quei pochi sfuggiti ai roghi), ascolta musica perturbante ed è ancora capace di innamorarsi. Un “incontrollato stato emotivo” il suo, come viene giudicato, lo condanna ad essere spiato e poi catturato dalla polizia come sovversivo.

Ma cos’altro renderebbe tale un uomo, se non le sue emozioni e la coscienza del sé?  Varrebbe davvero la pena di vivere in una comunità il cui benessere si limita al raggiungimento degli obbiettivi? Il cortometraggio obbliga lo spettatore ad una profonda riflessione sui valori della nostra società post-moderna che si fa sempre più fluida per quanto riguarda i legami affettivi, ma allo stesso tempo più standardizzata nei processi, ed il controllo si fa silenzioso ma estremamente pervasivo grazie alle nuove tecnologie.

 

 

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