SorrisoDiverso

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Florindo e Carlotta sono i due stravaganti protagonisti di questo cortometraggio, realizzato come un film muto e accompagnato da una colonna sonora che segue per tutti i suoi quindici minuti le vicissitudini dei personaggi.

Lui è un poeta disabile, arrivato in un paesino per ritirare un premio, ma che non ha mai più potuto fare ritorno a casa, per via dell’assenza di veicoli in grado di trasportare anche la sua sedia a rotelle. Lei è una prostituta che lavora e vive nello stesso paesino, circondata da altri individui altrettanto particolari e, per ragioni diverse, accomunati da un’esistenza condotta ai margini della società.

È proprio questa esistenza a essere al centro del cortometraggio. Al di là dei sentimenti di ostilità o compassione connaturati al loro ruolo e all’immagine sociale di Florindo e Carlotta esiste una dimensione umana, segreta come il cavo del guscio di una chiocciola: inaccessibile, impossibile da visitare.

Invece questo corto visita proprio quello spazio, mostrando i dolori, le difficoltà ma anche la generosità e il coraggio di esseri umani troppo spesso confusi con i loro accessori, i loro costumi, la loro sedia a rotelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 3 / 5

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Fade Out nello spazio brevissimo del suo minutaggio racconta una storia che si sviluppa sui contorni di ruoli e avvenimenti cangianti, che variano a ogni cambio di prospettiva – in dissolvenza, per l’appunto.

Marta rientra tardi a casa, saluta il vicino del piano di sotto, suona il campanello e aspetta che la coinquilina le apra. Sulla soglia, però, non appare lei ma un ragazzo che l’accoglie con disinvoltura. Alle sue spalle, la coinquilina di Marta giace a terra.

Questa scena grottesca cala immediatamente l’episodio nell’azione: Marta cerca di difendersi e poi corre a chiedere aiuto.

La confusione e l’incertezza si insinuano in fretta nello spettatore che, procedendo nella visione del corto, cerca di rimettere insieme i pezzi spaiati del puzzle a cui tuttavia sembra sempre mancare un elemento. È proprio questo – il contesto mai del tutto ricomposto, se non proprio alla fine – a privare tutti, personaggi e spettatori, della capacità di distinguere nemici e alleati, vittime e carnefici.

Quella raccontata in Fade Out è una storia che muta e si rovescia tutte le volte che si pensa di averne afferrato i contorni. Anche grazie al sostegno di una costruzione narrativa ben concepita che permette di realizzare una vera e propria “tragedia degli equivoci”, dentro e fuori da questo corto sono tutti egualmente ciechi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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Eva e la sua squadra conducono un’operazione che scavalca i limiti della legalità.Tutto il processo, ripetuto chiaramente svariate volte, è scandito da passaggi meticolosi in cui ciascuno dei complici svolge un ruolo preciso. Sono tutti guidati dalla volontà di mettere un punto alle dinamiche malsane che convincono una vittima del fatto di meritarsi di restare tale.

Eva sa bene cosa significa. Lo sa perché anche nel suo passato c’è stato qualcuno che ha calpestato le sue ambizioni, fino al momento in cui lei non ha raccolto quello che restava dei suoi sogni per farne un nuovo proposito.

A volte solo una linea sottile separa il bene e il male. E’ davvero sempre sbagliato ciò che non è legale? Quando possiamo dire di essere nel giusto? La legittimità di un atto è legata alla norma e cristallizzata in legge, ma non sempre questa può abbracciare l’infinita varietà dei casi che la vita pone davanti. Vittime e carnefici sono sempre facilmente individuabili o possono essere invertiti, soprattutto quando vengono celati dalle rassicuranti mura domestiche?

Sul terreno instabile di queste complesse questioni, si pone la storia di Eva, una donna alle prese con il suo difficile compito, che catturerà lo spettatore scena dopo scena di questo brillante cortometraggio. Lei e la sua squadra.