SorrisoDiverso

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Marzia e Luca raccontano la loro storia in due luoghi diversi e a diversi interlocutori. Lui viene sottoposto a interrogatorio dopo la scomparsa della sua ragazza; lei raggiunge, ferita e spezzata, un luogo di ricovero dove arriva a soccorrerla quella che sembra una dottoressa.

Al centro del racconto, l’ultima sera in cui Marzia e Luca si sono visti: un litigio causato dalla gelosia dà il via a una catena di tragici avvenimenti. Prima arrivano le provocazioni, poi gli insulti e alla fine la violenza che si abbatte su Marzia per mano del compagno. La lotta che ne segue lascia lo spettatore con il fiato sospeso per tutta la durata del corto e con la speranza che Marzia riesca a sopravvivere alla ferocia di Luca.

Il confronto, ma soprattutto il divario tra le loro versioni mette in luce tutte le contraddizioni insite nella società e nel linguaggio, che troppo spesso hanno l’effetto pericoloso di fornire una giustificazione alla violenza di genere.

Marzia e Luca raccontano la stessa storia: una storia frequente, dallo schema riconoscibile; il corto la somministra allo spettatore con un diversi ingredienti provocatori, producendo turbamento di fronte alle menzogne e alle giustificazioni. La verità arriva alla fine e medica tutte le fratture tra i due racconti, come unico riscatto possibile di un finale tragico.

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 2 / 5

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Un gruppo di ragazzi travolti dall’euforia di una serata alcolica, raggiunge, in piena notte, la villa che appartiene a due di loro – fratello e sorella. Ad aprire il cancello è il domestico che si prende cura della villa e che li attendeva solo l’indomani per un pranzo con tutta la famiglia.

I ragazzi irrompono rumorosamente e si dirigono alla volta della piscina, mentre il padrone di casa si pavoneggia davanti agli amici, trattando il domestico alla stregua di un servo, in parte appoggiandosi alla sua posizione di sottoposto, in parte facendo leva sulle origini straniere dell’uomo che sopporta silenziosamente ogni provocazione.

Questo, tuttavia, non è sufficiente a evitare il conflitto, ricercato dal padrone di casa che senza esitazioni riversa ogni lampo di malumore sul domestico, finché il loro contrasto non si trasforma in una lotta furiosa all’interno della piscina. La violenza del loro scontro ha un esito tragico e una ragazza del gruppo rimane uccisa.

La paura delle conseguenze genera due effetti: il primo è di seppellire la tensione sotto le attività quotidiane e l’indifferenza, la seconda è una sinistra complicità che, per la prima volta, mette padrone e sottoposto sullo stesso piano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La protagonista di questa coinvolgente pellicola è Isabel, una giovane ragazza affetta da una rara malattia che le provoca la caduta improvvisa dei denti.

Come spesso accade, Isabel viene presa in giro dai suoi compagni di classe. Così la sua malattia diventa la sua ossessione tanto da farle avere incubi notturni e toglierle il sorriso.

In uno di questi sogni, la ragazza si trova, senza uno dei denti, a leggere di fronte alla classe un saggio su “The Elephant Man” film di David Lynch. Il parallelismo è dunque più che mai chiaro: la storia di Isa, in bilico fra lo stato onirico e la veglia, ci ammonisce per i nostri pregiudizi e ci spinge a cercare sempre di guardare oltre le apparenze. Il regista in questo modo ha voluto sviluppare nello spettatore l’empatia, raccontandoci una storia in cui chiunque può riconoscersi, perché ognuno di noi almeno una volta è stato escluso o messo ai margini a causa della propria diversità.

Per fortuna, c’è anche chi sa amare la diversità e proprio grazie questo amore la vita può tornare a sorriderci.