SorrisoDiverso

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Essere diversi racconta la storia di Fabio, un giovane ragazzo disabile che, attirato con l’inganno da chi gli si era sempre dimostrato amico, vive un terribile episodio di bullismo a scuola. Episodio che viene anche ripreso e postato sui social.

La violenza del bullismo viene ricostruita in tutte le sue dinamiche e attraverso le prospettive dei diversi attori, ma soprattutto attraverso gli occhi di chi, etichettato come diverso, lasciato solo dagli amici e impossibilitato a reagire, non può far altro che subire e cercare di metabolizzare la propria rabbia e frustrazione. Ma a partecipare a queste violenze non sono soltanto le vittime e gli aguzzini: le sequenze mostrano anche la linea sottile che intercorre fra vittima e carnefice, quando si fanno strada la paura, i sentimenti e l’omertà.

Attraverso questa triste vicenda, il cortometraggio, vincitore del premio Rai Cinema Channel, vuole lanciare un messaggio e un importante spunto di riflessione per ognuno di noi: il più forte è sempre chi è capace di perdonare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sofia è una giovane ragazza apparentemente diversa dagli altri che, per via di qualche problema a scuola, finisce per isolarsi dal gruppo.

Quando un giorno i suoi compagni la vedono avere comportamenti ritenuti ambigui nei confronti di un’amica, la semplice emarginazione si trasforma in ostilità e ne pretesto per passare ai fatti. Sofia agli occhi dei compagni è una “lesbica” e per questo viene barbaramente bullizzata e violentata dal “branco”.

La storia di Sofia è anche quella dell’incontro tra diversità e ignoranza: quando la certezza delle proprie convinzioni soppianta il sospetto e si trasforma in legittimazione, la violenza si propaga come un contagio che fa venir meno la capacità di discernimento.

La pellicola, in tutta la sua crudezza, vuole lanciare un grido di allarme contro il silenzio e l’omertà che avvolgono molte delle storie in cui ognuno di noi potrebbe trovarsi coinvolto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’acqua che scorre nelle tubature diventa il filo conduttore che lega le storie di due famiglie. Le rispettive condizioni di vita sono agli antipodi, metafora del mondo bipolare in cui viviamo: da una parte “mondo di sopra” che può permettersi di scegliere un approccio ecologico, sostenibile e plastic free, ma allo stesso tempo anche di sprecare l’acqua e toglierla a chi ne avrebbe più bisogno. Dall’altro lato il “mondo di sotto”, dove le persone percorrono chilometri ogni giorno, sperando di trovare dell’acqua per sopravvivere.

Se molti non riescono a sostentarsi, altri possono decidere di limitare i propri consumi. Una scelta, come mostra il cortometraggio, molto elitaria e non sempre così etica e sostenibile come sembra.

Il tema del cortometraggio è di grandissima attualità e soprattutto viene affrontato con grande originalità, spingendo la sensibilità dello spettatore a una riflessione molto profonda. La società contemporanea vive infatti il paradosso dello sviluppo: da un lato assunto come indicatore di progresso sociale e dall’altro come portatore di condizioni ambientali negative. L’unico modo per uscirne è risaldare le fratture, spingendo per politiche ambientali che siano contemporaneamente politiche di sviluppo, di innovazione tecnologica, sociali ed energetiche. Politiche che siano realmente eque, partecipate. L’originale cortometraggio ci ricorda l’urgenza di un ripensamento da parte di tutta la società moderna su se stessa. Riflessione che porti ad un nuovo paradigma di pensiero e comportamento che permetta di giungere ad una nuova ridefinizione del rapporto tra uomo e ambiente.