Il cortometraggio è ambientato dentro le quattro pareti di una casa, in un’atmosfera calata nella penombra, turbata soltanto dalla percezione remota dei rumori che provengono dall’esterno. Questo luogo chiuso in cui risuonano esclusivamente le voci dei due protagonisti pare quasi una rappresentazione materiale dell’isolamento dentro cui l’anziano dei due si rifugia da oltre un anno, sempre meno interessato a quello che accade all’esterno.
Incagliato nei ricordi accumulati nel corso della sua vita sino a quel punto, sembra che ormai non abbia più alcuna intenzione di scrivere un nuovo capitolo della sua storia, almeno fino all’arrivo del suo giovanissimo ospite.
È lui a smuovere lo stallo e con la sua insistenza, con la sua fame di futuro, riesce a infondere nell’anziano la forza di riscuotersi.
Il finale che ci riserva questo breve episodio, ritaglio di una vita intera, lega insieme gli elementi della storia con una soluzione inaspettata ma che serba in sé tutte le riflessioni più significative. A permettere di superare la battuta d’arresto, infatti, è proprio il ricordo del passato, lo stesso che in un primo momento pareva essere la fonte dell’immobilità del protagonista. Poi d’un tratto, con un improvviso cambio di rotta, viene trasformato nello stimolo che lo spinge in avanti, verso il futuro.