SorrisoDiverso

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Dinamica e ritmata, la clip ci conduce in una sorta di danza, accompagnata dalla bella musica, che si compie tra i due protagonisti. La ragazza e il ragazzo comunicano la loro solitudine, accentuata dalle location che ben si adattano agli stati d’animo dei due giovani. Espressivi i loro volti, espressive le loro parole e i loro movimenti, che ben ricostruiscono tutto un mondo culturale e generazionale.

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Un piccolo capolavoro. Per le immagini, per la messa in scena e il montaggio e per l’utilizzo della voce off che ci aiuta ad entrare emotivamente in contatto più profondo con la storia. Una storia di per sé già fortemente emozionante, visto che racconta le giornate di una donna che si occupa di cercare e neutralizzare mine antiuomo nel Sahara. Una storia che viene raddoppiata dalla storia d’amore raccontata dalla voce off della narratrice. Il documentario è un film in tutto e per tutto, che non ha nulla da invidiare a grandi kolossal americani, ma dotato di un’anima, in cui il colore viola della veste della protagonista, i suoni del deserto, il vento, la sabbia, compongono una vera e propria poesia audiovisiva.

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Attraverso una messa una scena minimale ma molto espressiva, che richiama lo stile di Lars Von Trier in Dogville, la clip riesce a raccontare con profondità ed emotività (grazie anche alla bella musica) la piaga della violenza sulle donne. Le luci, la messa in scena e il montaggio contribuiscono all’unisono a rendere l’atmosfera angosciante e disperata, rendendo perfettamente il senso di paura, orrore e morte delle donne che subiscono violenza in famiglia. La protagonista che giace a terra raggomitolata su se stessa è l’immagine più forte del senso di impotenza di fronte ad ogni violenza.