SorrisoDiverso

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Un piccolo gioiello di semplicità. La clip, con un'unica inquadratura in cui il protagonista è in scena in piano medio e a cui succede di tutto, riesce a raccontare con profondità le problematiche, grandi e piccole, che ci troviamo ad affrontare nella nostra quotidianità. Rendendo bene l’idea che l’esistenza non è mai come ce la saremmo aspettata. Come il palloncino che compare ad un tratto: il protagonista lo gonfia e qualcuno lo fa scoppiare. Nonostante questa disillusione, lo sguardo stralunato del protagonista è comunque un invito a non arrendersi e ad affrontare ogni giorno con un sorriso leggero.

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Il documentario alterna interviste, immagini tratte da archivi che riguardano il passato e immagini che riprendono il presente. Il filo rosso a legarle è il tema del lavoro e soprattutto il lavoro nel cantiere navale di Palermo, l’ultima fabbrica rimasta in città. Il lavoro con le sue fatiche, i suoi rischi, le sue problematiche. Con uno stile incisivo, il documentario si mette a servizio della storia che racconta e dei suoi protagonisti, lasciandoci entrare nelle loro vite senza far sentire la presenza ingombrante della macchina da presa e senza imporre nessun punto di vista precostituito. Lasciando che sia lo spettatore a trarre le sue osservazioni sulla problematica realtà messa in scena.

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Una ragazzina soffre inerme la violenza del padre nei confronti della madre. È dotata di una fantasia che travalica il grigiore della vita reale, grazie a cui incontra un cappellaio. Questi, nel riparare le bambole, ripara piano piano anche il suo cuore e quello della madre. Un percorso catartico, in cui il provvidenziale incontro con il cappellaio restituisce fiducia anche lì dove c'è tragedia, dando la possibilità di riappropriarsi della propria esistenza e dei propri affetti. La magia corre parallelamente al dramma, raccontandoci il desiderio incrollabile del cambiamento e la costruzione del coraggio per perseguirlo.