Osserviamo il razzismo insinuarsi silenzioso nella quotidianità di Berfin, bambina di origini curde che frequenta una scuola di Istanbul. Il corto si apre con la purezza entusiasta della bambina, che divide le sue giornate tra disegni e lunghe chiacchierate col nonno. Segue poi una parabola discendente in cui i dialoghi si arricchiscono di complessità, parallelamente al disvelarsi che qualcosa in Berfìn sta cambiando: col passare dei giorni, con l'impercettibile violenza di una goccia che scava la pietra, la continua esposizione ad atteggiamenti discriminatori smorza i sorrisi di Berfìn. I voti a scuola peggiorano. La bambina, nella sua innocenza, non riesce a mettere insieme i pezzi se non in un dialogo immaginario col padre che non c'è più. La madre assiste sconfortata, fino a rendersi conto della necessità di proteggere Berfìn dal sopruso invisibile che sta inconsapevolmente subendo. "Nonno, cosa è il razzismo?" chiede Berfìn nella battuta finale, che ci riporta al fatto che i bambini siano incapaci di circoscrivere con la ragione la crudeltà maliziosa di una cultura che vuole dividere, eppure ne vengano irreparabilmente affetti.
KUŞ OLSAM - If I Were a bird, regia di CÜNEYT IŞIK, critica a cura di Franco Mariotti
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