SorrisoDiverso

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Ciò che solitamente viene raccontato da giornali e tv riguarda la criticità, l’obbiettivo del regista è quello, invece, di comunicare le opportunità. Il documentario è incentrato sulla proposta di impegnarsi come volontari a favore della Caritas: il volontariato permette di acquisire competenze che si possono sfruttare in un futuro lavorativo ed è un valore aggiunto che non serve solo a riempire un vuoto, ma anzi aiuta a sentirsi parte della comunità.
Questa possibilità si muove sullo sfondo di un clima sociale nuovo, caratterizzato dal mutamento della qualità delle relazioni che ci tengono uniti l’uno all’altro e dalla percezione deformata dei concetti di “protezione” e “sicurezza”. Così, spesso e volentieri gli “imprenditori della paura” puntano sul rancore e sfruttano l’angoscia e il timore del futuro per imporre una visione negativa del diverso, anche quando il diverso è semplicemente un altro essere umano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il cortometraggio parla dell’emergenza ambientale e sanitaria a Taranto provocata dalla grande industria, a cominciare dall’Ilva, e nasce da un’idea dell’ambientalista Fabio Matacchiera e della giornalista Annagrazia Angolano. Un corto, questo, che racconta uno spaccato della triste e quotidiana realtà della città di Taranto, un lavoro coinvolgente che delinea, con estrema delicatezza e sensibilità, tematiche ambientali che creano divisioni, conflitti e imbarazzi.
Ciò che il regista ha fatto è stato credere fin da subito in un progetto che aveva l’unica ambizione di “sensibilizzare le coscienze”, contribuendo ad alimentare la speranza di un futuro migliore, in una terra dilaniata dall’ormai vecchio conflitto “salute-ambiente-lavoro”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il tema sottesa al corto è quella dell’ omofobia: seppure reso non attraverso violenze fisiche, ma tramite gli attacchi verbali, si riesce forse meglio a sottolinearne la durezza, una reazione al diverso che, se non dovuta a un odio ingiustificato, proviene da altrettanto dannose frustrazione e mancanza di sensibilità.

La figura del bambino è centrale, motore della trama: l’amore incondizionato verso queste creature così piccole e indifese si fa, infatti, più forte di ogni pregiudizio o di qualsiasi forma di discriminazione e avvia il processo di comprensione ed empatia che porta all’accettazione della diversità di orientamento sessuale.

Il corto è curato dettagliatamente in ogni suo aspetto: dall’interpretazione magistrale degli attori, che sono stati in grado di incarnare al meglio e senza troppi artefici i propri personaggi; alla  fotografia, passando per il make-up, la scenografia e i costumi.