La storia è realizzata in collaborazione con “La lega del filo d’oro”, con lo scopo di far prendere coscienza della patologia definita sindrome di Usher, responsabile della maggior parte dei casi di sordocecità. Il corto, nel parlarne, capovolge gli stereotipi che vogliono la disabilità come fonte di disagio e trasforma la malattia in un momento di arricchimento, mettendo in luce la forza delle persone che ne sono affette, esempi di vero e proprio amore per la vita. Nonostante le grandi difficoltà a cui sono sottoposte, non potendo utilizzare tutti e cinque i sensi, queste persone affrontano il loro percorso di vita con una sensibilità spiccata e tanta voglia di fare.
La protagonista, arrogante e arrabbiata per delle problematiche futili che la vita le presenta, incontra un ragazzo affetto da questa sindrome; grazie a questo imparerà ad amare ciò che fa e donandosi agli altri avrà la forza di andare avanti e trovare la sua strada.
Amore per la vita, la disabilità come valore e non come esclusione, amicizia e l’importanza di vivere al meglio il nostro tempo sono solo alcuni degli innumerevoli messaggi che il corto vuole trasmettere.