SorrisoDiverso

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Un dramma di 15 minuti sulla società moderna, quella che ci viene raccontata dalle cronache locali e nazionali. Atti di bullismo e violenza gratuita in cui l’umanità cade nella trappola dell’oscurità e dell’insensibilità.

La trama racconta di un uomo che perde tutto: il lavoro, la dignità e la famiglia. Si nasconde così ai margini di una società che bada solo alle apparenze e della quale alla fine diventa vittima.

Il corto si fa spaccato della realtà odierna, delineandone la crudezza, oltre che il coraggio necessario per combatterla e raccontarla. La bravura degli autori si evidenzia nel gioco delle inquadrature e nell’introduzione di immagini che delineano con chiarezza il contesto sociale in cui si snoda il dramma.

Il lavoro del regista è stato quello di rappresentare una serie di tematiche connesse ed estremamente delicate: il vagabondaggio causato da perdita di lavoro, la mancanza di un supporto nel momento della difficoltà, la fragilità di chi sente su di sé il peso del fallimento e la violenza immotivata che sembra ormai permeare il quotidiano con inquietante costanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un corto, questo, che racconta la violenza sulle donne senza alibi o censure. Molto spesso, film, libri e programmi tv trattano l’argomento tramite racconti, spesso e volentieri accompagnati da pettegolezzi e considerazioni astratte. In questo modo si porta a compimento più un tentativo di lavaggio delle coscienze che un’ opera di sensibilizzazione sul tema.

Non è ciò che accade con “Il giorno più bello”, in cui non vi è alcun sottointeso e ciò che viene solitamente lasciato all’immaginazione dello spettatore, qui viene mostrato: la forza bruta, la violenza carnale e l’umiliazione, completata da sputi e insulti. Chi compie il gesto pretende che la donna sia ben presente, ma sottomessa, perché trae piacere dall’avere il sopravvento, dal potere che impone sulla vittima. Più si guarda il corto e più si è colti da rabbia e sconforto, perché come accade spesso non c’è giustizia per la protagonista. Da quella violenza, però, nasce qualcosa di inaspettato.

“Il giorno più bello” rappresenta proprio questa nascita che porta a una ri-nascita personale, forse perché l’intenzione del regista è comunicare che una donna stuprata non è e non deve essere sempre considerata solo una vittima, ma un essere umano che ha bisogno di ricominciare e tornare a sorridere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un corto, questo, dedicato alla violenza familiare ed ispirato ad una vicenda vera. Il regista, imbattutosi nella storia di una bambina abusata dal padre, ha sentito l’esigenza di trasformare tale vicenda in una storia per il grande schermo. Una figura molto amata è quella della nonna: una donna forte e combattiva che arriva a scontrarsi pur di proteggere sua nipote. Sono state apportate delle modifiche alla storia, in alcune parti, per evitare di rendere riconoscibili i reali protagonisti e per rendere adatto al grande schermo un argomento così delicato. Per renderlo al meglio, il regista si è avvalso dell’aiuto di due esperti: una terapeuta familiare che l’ha aiutato a capire le dinamiche familiari di questi rapporti non sani e di un avvocato che invece lo ha aiutato nella comprensione delle procedure legali che regolamentano le diverse dinamiche all’interno di tali relazioni.