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RECENSIONE: IL GIORNO PIU' BELLO di Walter d'Errico

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Un corto, questo, che racconta la violenza sulle donne senza alibi o censure. Molto spesso, film, libri e programmi tv trattano l’argomento tramite racconti, spesso e volentieri accompagnati da pettegolezzi e considerazioni astratte. In questo modo si porta a compimento più un tentativo di lavaggio delle coscienze che un’ opera di sensibilizzazione sul tema.

Non è ciò che accade con “Il giorno più bello”, in cui non vi è alcun sottointeso e ciò che viene solitamente lasciato all’immaginazione dello spettatore, qui viene mostrato: la forza bruta, la violenza carnale e l’umiliazione, completata da sputi e insulti. Chi compie il gesto pretende che la donna sia ben presente, ma sottomessa, perché trae piacere dall’avere il sopravvento, dal potere che impone sulla vittima. Più si guarda il corto e più si è colti da rabbia e sconforto, perché come accade spesso non c’è giustizia per la protagonista. Da quella violenza, però, nasce qualcosa di inaspettato.

“Il giorno più bello” rappresenta proprio questa nascita che porta a una ri-nascita personale, forse perché l’intenzione del regista è comunicare che una donna stuprata non è e non deve essere sempre considerata solo una vittima, ma un essere umano che ha bisogno di ricominciare e tornare a sorridere.