SorrisoDiverso

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Una donna, in solitudine, si trucca davanti a uno specchio. A un certo punto si accorge però che un bambino la sta osservando in disparte. Dopo lo spavento iniziale lo prega di farle compagnia. In quel preciso instante ha inizio un profondo dialogo che farà capire al pubblico quanto le loro vite siano, in realtà, strettamente collegate. Un tema sociale, quello del corto, trattato dal regista attraverso l’uso di un linguaggio ermetico e poetico, poiché la vicenda è ispirata da un vissuto personale attraverso il quale egli spera di incoraggiare chi vive la stessa situazione. Il confronto tra persone che vivono le medesime esperienze risulta, infatti, molto importante e ancor di più è fondamentale l’aiuto delle associazioni che danno supporto ai malati e alle loro famiglie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un corto che tratta l’importante tematica della violenza sulle donne in maniera inedita e delicata. Il mezzo sono i colori della tela di un artista di strada, Sadok, che dalle finestre aperte di una casa assiste alla quotidianità di una donna vittima di violenze, subite dal marito, e decide di aiutarla. La potenza della metafora utilizzata dalla regista è acuminata: le pareti della casa che nascondono il dramma diventano il simbolo tangibile della difficoltà che le vittime di violenza domestica devono affrontare, l’impossibilità di comunicare la loro sofferenza, di denunciare il loro aggressore, il muro che si crea tra loro e il resto del mondo. La finestra, lo spazio incorniciato che permette di vedere la condizione della donna, si fa invece metafora del ruolo che lo schermo, il cinema, può assumere: quello di far conoscere e di informare un mondo troppo spesso all’oscuro. In questo quadro Sadok diventa lo spettatore, il testimone, impotente davanti a ciò che accade, ma che allo stesso tempo non può fingere di non vedere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Mia è una donna accecata dall’amore al punto da non vedere il pericolo che corre. Una donna che in poco tempo diventa segregata e percossa, in cui aleggia la consapevolezza latente della necessità di svegliarsi prima che sia troppo tardi. Mario Spinocchio, con il suo corto, indaga su un tema attuale e mai risolto, proponendo diverse letture e lasciando lo spettatore a confrontarsi con le riflessioni consequenziali. Risulta chiaro però come l’uccisione di una donna in quanto donna rappresenti il risultato tragico e devastante di una serie di atteggiamenti psicologici, culturali e sociali e difficilmente possa essere trattato come un fatto isolato o un gesto improvviso, un raptus. Dal punto di vista sociale, una delle principali cause di violenza deriva dal perdurare di un modello socioculturale patriarcale che vuole la donna al servizio dell’uomo o addirittura una proprietà a tutti gli effetti. In un contesto di questo tipo, l’espressione dell’autonomia di pensiero e di azione della del genere femminile può venire avvertita come minaccia alla virilità e al diritto di potere del sesso opposto.