SorrisoDiverso

RECENSIONE: SADOK (SINCERO) di Geraldine Ottier

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Un corto che tratta l’importante tematica della violenza sulle donne in maniera inedita e delicata. Il mezzo sono i colori della tela di un artista di strada, Sadok, che dalle finestre aperte di una casa assiste alla quotidianità di una donna vittima di violenze, subite dal marito, e decide di aiutarla. La potenza della metafora utilizzata dalla regista è acuminata: le pareti della casa che nascondono il dramma diventano il simbolo tangibile della difficoltà che le vittime di violenza domestica devono affrontare, l’impossibilità di comunicare la loro sofferenza, di denunciare il loro aggressore, il muro che si crea tra loro e il resto del mondo. La finestra, lo spazio incorniciato che permette di vedere la condizione della donna, si fa invece metafora del ruolo che lo schermo, il cinema, può assumere: quello di far conoscere e di informare un mondo troppo spesso all’oscuro. In questo quadro Sadok diventa lo spettatore, il testimone, impotente davanti a ciò che accade, ma che allo stesso tempo non può fingere di non vedere.