SorrisoDiverso

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Questo corto è stato realizzato dagli alunni del plesso Gianni Rodari dell’Istituto comprensivo Anzio III e patrocinato dalla Fondazione Falcone.
In sei minuti si è cercato di trasmettere il coraggio del magistrato italiano che perse la vita per la lotta alla mafia, alle soglie del venticinquesimo anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Un appello che arriva dai banchi di scuola e che ci si augura giunga a tutti; un cortometraggio toccante, capace di trasportare lo spettatore con la forza delle emozioni e grazie all’impegno dei ragazzi e delle ragazze che vi hanno partecipato. Uno straordinario messaggio di positività lanciato dagli studenti che, nel futuro, saranno uomini e donne consapevoli della storia del proprio Paese, delle azioni delle persone che l’hanno cambiata e sono diventati esempi di vita civile, simboli di impegno sociale, disposti a sacrificare la loro vita per far capire agli altri che la strada della giustizia e della legalità è possibile e auspicabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La storia è realizzata in collaborazione con “La lega del filo d’oro”, con lo scopo di far prendere coscienza della patologia definita sindrome di Usher, responsabile della maggior parte dei casi di sordocecità. Il corto, nel parlarne, capovolge gli stereotipi che vogliono la disabilità come fonte di disagio e trasforma la malattia in un momento di arricchimento, mettendo in luce la forza delle persone che ne sono affette, esempi di vero e proprio amore per la vita. Nonostante le grandi difficoltà a cui sono sottoposte, non potendo utilizzare tutti e cinque i sensi, queste persone affrontano il loro percorso di vita con una sensibilità spiccata e tanta voglia di fare.
La protagonista, arrogante e arrabbiata per delle problematiche futili che la vita le presenta, incontra un ragazzo affetto da questa sindrome; grazie a questo imparerà ad amare ciò che fa e donandosi agli altri avrà la forza di andare avanti e trovare la sua strada.
Amore per la vita, la disabilità come valore e non come esclusione, amicizia e l’importanza di vivere al meglio il nostro tempo sono solo alcuni degli innumerevoli messaggi che il corto vuole trasmettere.

 

 

 

 

 

 

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L’ assioma è un postulato che non ha bisogno di essere dimostrato, ma che viene dato per assunto e per scontato: nel caso del corto, gli assiomi sono il passato del protagonista e l’incidente che gli ha impedito di camminare.

Il viaggio da lui compiuto è un percorso di rinascita che inizia con un periodo di autoreclusione, reso tollerabile da una persona cara, che standogli vicino sarà fondamentale per il suo progressivo cambiamento e l’accettazione della sua nuova condizione.

Quello che la pellicola vuole comunicare però è un concetto molto più complesso, ossia che in un modo o nell’altro chiunque è toccato dalla disabilità, essendo un qualcosa di molto più complesso rispetto a ciò che la società ci insegna essere, di conseguenza non esiste persona al mondo che, in qualche modo, non sia compresa nella definizione di disabile.

Quello che si evince dal cortometraggio, per questo motivo, è la necessità di dar vita a una cultura che sia più ampia e condivisa, meno concentrata sul sensazionalismo o sull’inutile buonismo, ma più attenta alle persone e ai loro bisogni.