Una realtà del tutto differente dalla nostra
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Di Silvia Di Biagio
Anche se ultimamente si sente parlare solo di Trump non bisogna dimenticare la situazione attuale in Giordania; è un luogo instabile, in cui la vita è difficile per tutti, in quanto il 40% della popolazione è composta da profughi, che provengono principalmente dalla Siria.
Migliaia di rifugiati siriani in fuga dalla guerra civile in corso nel loro paese sono bloccati in una zona di deserto al confine con la Giordania ma consente il passaggio solo a poche decine di persone ogni giorno, in quanto dall'inizio della guerra sono stati accolti 1.4 milioni di rifugiati. Le loro condizioni di vita vanno a peggiorare poiché non ci sono abbastanza fondi per sostenere tutti quanti; ad alcuni sono state date abitazioni ma comunque vivono tutti ammassati senza riscaldamenti e senza acqua calda, anzi alcuni non hanno neanche l'acqua.
La conseguenza di questa immigrazione è che il Libano ha chiuso i suoi confini o reso praticamente impossibile attraversarli.
Oltre alle condizioni di vita proibitive, anche la possibilità di lavorare è scarsa. L'unica cosa che queste persone possono fare è mangiare, aspettare e dormire: questo è ciò che è stato riportato da alcuni ragazzi che li hanno ascoltati. C'è comunque chi preferisce morire nel proprio luogo di nascita piuttosto che smettere di vivere così.
La Giordania, un paese con meno di 8 milioni di abitanti, che ha poca acqua e risorse, in quanto l'85% del suo territorio è desertico, riesce a ospitare circa un milione e mezzo di siriani, ma non tutti risultano registrati come rifugiati. Gli altri vivono fuori dai campi. È uno dei pochissimi paesi del Medio Oriente a essere rimasto stabile, nonostante le guerre e il terrorismo infurino ai suoi confini: Siria, Iraq, Sinai, Israele e Palestina. Ma resta comunque il settimo paese più povero nel mondo.
Questa situazione, che ormai va avanti da anni, dovrebbe far riflettere tutti e farci capire quanto siamo fortunati, dato che in Italia si lamentano tanto degli immigrati che tolgono il lavoro agli italiani, ma in Italia i profughi costituiscono una percentuale minima quasi indifferente rispetto a quella in Giordania.