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La morte di Fidel Castro

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Di Silvia Di Biagio
La morte di Fidel Castro ha avuto un effetto dirompente sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Ha esercitato il potere come un tiranno ma educò e garantì assistenza sanitaria alla sua gente, così come anche ai poveri; infatti a Cuba non esiste l’analfabetizzazione. Il dittatore cubano è morto 90 anni, dopo una lunga malattia, e a seguire 9 giorni di lutto per l’intero paese; senza musica, feste, balli e manifestazioni, la città appare quasi deserta. Tutti hanno avuto rispetto dell’avvenimento, in quanto è morto colui che ha fatto di Cuba un posto unico al mondo, anche se ha privato la sua popolazione della libertà di espressione e di stampa. La sua morte apre anche un interrogativo importante sul futuro della nazione, dato che ora il potere è nelle mani di Raul Castro. Oltre a lui, chi ha veramente il potere a Cuba sono le forze armate. Controllare loro significa controllare il Paese; si inizia a pensare a un potere in mano ai militari e agli oligarchici del partito. Con il processo di riforme economiche avviato da Raul Castro ci saranno libertà economiche, ma mai democrazia e libertà di pensiero. Molte donne, uomini, ragazzi si sono sono presentati davanti all’urna di Fidel Castro e questo è un segno evidente di appartenenza al regime. Nella città in quiete troviamo file di persone davanti ai municipi per firmare una dichiarazione in cui vogliono confermare la fedeltà della rivoluzione. Il puntuale colpo di cannone ricorda il lutto nazionale e i funerali si sono tenuti il 4 dicembre. Diversamente invece una comunità di cubani a Miami, esiliati perché non erano a favore del regime, hanno festeggiato per la morte del dittatore riunendosi al Caffè Versailles con le loro bandiere e quelle degli Stati Uniti. Questo ci fa capire che è stato un uomo tanto amato ma anche tanto odiato.