SorrisoDiverso

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Di Tschabold Marzia
Soprattutto negli ultimi anni i film horror riscuotono sempre più successo, prova ne sono le numerose pellicole che escono nei cinema ogni anno. A cosa è dovuto il successo di questo genere? Importanti studi di psicologia hanno affermato che amare i film horror è cosa prettamente psicologica. Stuart Fischoff, professore di psicologia all’università di Los Angeles ci spiega che uno dei motivi principali per cui amiamo questo genere di film è proprio per avere paura, per provare quel brivido di eccitazione di cui il nostro cervello ha bisogno. Guardando film non corriamo pericoli, ne usciamo illesi e senza un graffio, è sicuro è allo stesso tempo ci fa vivere emozioni. Questo funziona principalmente per i ragazzi, soprattutto per gli individui che vivono per lo più una vita statica, senza stimoli. La cosa cambia nettamente per gli individui di età avanzata, motivo per il quale i film horror non riscuotono successo in questo pubblico. Questi non li trovano più stimolanti, con l’avanzare dell’età infatti si va incontro a problemi sempre più grandi, alla vita vera, che fa molta più paura di un film horror. Dunque se ami gli horror e molti ti chiedono continuamente come fai a guardare film del genere, la risposta è solo una: la mia psiche ne ha bisogno!

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Di Martina Prisco
Tornata da un viaggio nel lontano Giappone, ho creduto fosse d’obbligo scrivere di questa meravigliosa nazione. Non potendo, però, descrivere in maniera realmente soddisfacente i suoni, i colori, gli odori tipici, ho pensato di parlarvi della cultura e, se pur abbastanza ferrata sulla storia e la tradizione locali, preferisco soffermarmi sulle persone. Perché sarebbe inutile ripetere ciò che potete tranquillamente trovare su Wikipedia; aldilà dell’ottimo sushi e dei paesaggi incantevoli, ciò che colpisce del Paese del Sol Levante è sicuramente la gente. Se avete mai sentito parlare dei giapponesi, senza dubbio potrete associare loro caratteristiche come “lavoratori instancabili”, oppure “estremamente gentili”, ma posso assicurarvi che, da turista, ho colto molto di più. L’intera società sembra essere basata su due singole parole: rispetto e onore. Anche se siete abituati a viaggiare, credo sarà molto difficile per voi trovare un popolo tanto educato. La prima accoglienza è solitamente data da file ordinate di persone, intente ad andare per la loro strada seguendo uno schema di rigido equilibrio: la folla, per quanto nutrita, non sarà mai caotica. Per salire sui mezzi di trasporto, poi, la regola del “si fa scendere chi sta sopra e poi salgo io” è basilare e di fondamentale importanza. Nei luoghi pubblici, è assolutamente mal visto avere il cellulare con la suoneria accesa, difatti non sarà inusuale incontrare pendolari e studenti addormentati sui propri sedili: uno squillo o una conversazione troppo animata potrebbero risultare fastidiosi. Per lo stesso motivo, per ascoltare la musica (ovviamente esclusivamente con gli auricolari) il volume deve essere estremamente basso. Se siete in procinto di salire su un treno, e siete uomini, fate attenzione ai segnali sul pavimento, perché la mattina presto alcuni vagoni sono esclusivamente per l’utenza femminile, per evitare che, nell’assembramento di studenti e lavoratori, qualche donna possa sentirsi a disagio, pressata contro un ragazzo o un uomo. Girando per le strade, poi, in particolare a Tokyo, non rimanete sconvolti quando constaterete la totale assenza di rifiuti sul pavimento. Durante il mio soggiorno, ho assistito ad una scena che in Italia sarebbe ritenuta probabilmente pura fantascienza: una ragazza, mentre camminava, ha lasciato inavvertitamente cadere un pezzetto di carta sul suolo. Tempo pochi secondi ed una donna, ad una trentina di metri, le stava già correndo incontro, raccogliendo la carta e restituendola alla proprietaria, la quale è stata circa dieci minuti a sorriderle e a ringraziarla prima di gettare il rifiuto nell’apposito cestino. Inoltre, sarà altrettando impossibile trovare mozziconi di sigaretta, ma per un motivo differente. Difatti, in tutta la città, sono presenti apposite aree fumatori. Per le strade è generalmente vietato fumare, soprattutto nei parchi, così come non è possibile mangiare. Ciò, in un senso, è paradossale, perché in quasi tutti i ristoranti è invece possibile accendersi una sigaretta, senza distinzioni di sale. Altro fenomeno assolutamente estraneo a un’italiana come me, è l’estrema gentilezza dei passanti. La maggior parte di loro non conosce una parola d’inglese, ma nonostante ciò faranno sempre di tutto per essere d’aiuto: da chi cerca su Google Maps a chi contatta amici per ricavare le informazioni di cui hai bisogno direttamente in inglese, fino ad arrivare a chi decide di percorrere tre chilometri in più, nella direzione totalmente opposta a quella che stava facendo, per accompagnarti esattamente dove non saresti mai riuscito ad arrivare da solo. Il comportamento nei confronti dei clienti di chi poi lavora – dai camerieri ai commessi, dagli impiegati nei punti informazione agli autisti dei mezzi pubblici – è impeccabile ai limiti dell’estremo. La loro assoluta precisione è più che rinomata e il riscontro pratico nella realtà è stato positivo. Diligenti e rispettosi, facendo shopping non è raro che i commessi ti accompagnino all’uscita portandoti le buste e le formule che rivolgono agli altri sono estremamente gentili (se si riesce a capirle: sono esclusivamente in giapponese), condite da continui ringraziamenti.
In conclusione, entrare a contatto con una civiltà così formata è stato semplicemente salubre, una boccata d’aria fresca in mezzo allo smog di ignoranza e scortesia che popolano le odierne società. Lieta di sapere che da qualche parte nel mondo si è ancora legati alle proprie tradizioni e si cerca di prendere il meglio da esse, evitando che ciò possa compromettere lo sviluppo culturale e l’apertura mentale.

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Di Aura Pammer
Recentemente, tra una vacanza e l’altra, sono andata al cinema a vedere The Boss. Un film del 2016 diretto e scritto da Ben Falcone in collaborazione con Melissa McCarthy, la quale è anche la protagonista principale.
Premetto che ho un debole per il genere delle commedie, sia perché è possibile divertirsi vedendo questo tipo di film, sia perché, come per quasi ogni genere, tra le righe possiamo leggere una verità di fondo e vedere quindi la realtà sotto altri punti di vista. In tal modo, ognuno di noi può interpretarla in maniera diversa.
Torniamo però alla pellicola: Melissa McCarthy, simpatica e brava attrice, interpreta Michelle Darnell, donna proveniente da un difficile passato, caratterizzato da un via vai continuo tra casa famiglia e famiglie ospitanti, che avevano l’abitudine di riportarla sempre nel luogo di origine, perché non ritenuta ‘adeguata’.
Michelle, dopo le infinite delusioni dovute ai legami che provava a costruire, capisce che per lei sia meglio contare esclusivamente su sé stessa, non fidandosi e non confessando le proprie sofferenze ad altri. Inoltre, si concentra esclusivamente sul proprio percorso della carriera, fissando un unico obbiettivo, ovvero diventare ricca. Presto però la sua assistente ricorda a Melissa dell’aumento di stipendio promesso e mai ricevuto. Da qui iniziano i problemi. contemporaneamente il suo nemico giurato, nonché suo ex fidanzato, cerca in tutti i modi di sabotarla e grazie ad una dichiarazione alla polizia, riesce nel suo intento.
La donna, dopo aver passato del tempo in prigione, si ritrova senza fondi disponibili ed esclusa dal suo giro di ‘amici di un certo livello ’; decide quindi di andare a chiedere ospitalità ed aiuto alla sua ex assistente e sua figlia Rachel. Inizialmente viene respinta, ma poi accettata e accolta. Non avendo più un lavoro a cui pensare, decide di aiutare le bambine ‘scout’ della scuola di Rachel, le quali però la rifiutano, ritenendola una ex ‘galeotta’. Cosi Michelle, selezionando le alunne più ‘adeguate’, crea un proprio gruppo scout che cucinando e vendendo poi i propri dolci al cioccolato, riesce a guadagnare molto più del necessario. In poco tempo si viene a creare una vera e propria attività che si trasformerà poi in società.
In tutto questo Rachel, la sua mamma e Michelle legano molto, tanto che Michelle si spaventa e decide di allontanarsi subito, cedendo anche l’attività al proprio nemico giurato e guadagnando così una grande quantità di soldi. Presto però, Michelle si renderà conto che questo legame è stato il più forte e valido mai avuto con qualcuno e che ora non riesce più a farne a meno. Scusandosi con la sua nuova ‘famiglia’, che sembra riempirne il pieno significato, escogita un piano per riprendere la propria attività, che dopo una dura ‘battaglia’ riesce ad ottenere.
Da questo film ho tratto un insegnamento: molte volte nonostante la quantità di 0 dietro il proprio conto bancario, non si è soddisfatti, ma la famiglia riesce sempre a riempiere il cuore e donare emozioni. Una nota positiva è che la commedia risulta leggera e divertente, anche se forse a tratti troppo irrealistica e con dettagli che rendono poco.