SorrisoDiverso

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Lele Nucera con Respira, cortometraggio da lui scritto e diretto, porta all’attenzione del pubblico una storia che esplora il punto di vista dei ragazzi, rappresentato in questo caso da Leo, il protagonista, visto all’interno di un contesto controverso, sul punto di assorbirlo nei circoli della malavita. Lele Nucera espone un ritratto affascinante ma ricco di contrasti della Locride, i cui paesaggi sono spesso occhieggiati con rapimento dalla macchina da presa, e del suo complesso tessuto sociale. L’autore non si limita a rappresentare una falla nel sistema, ma offre anche una soluzione, proponendo l’impiego di attività dal valore formativo, capaci di guidare i giovanissimi attraverso il labirinto delle possibilità, verso il futuro.

Leo è un ragazzo di quindici anni che vive da solo con suo padre. Trascurato dalla sola figura di riferimento rimastagli all’interno della famiglia dopo la morte di sua madre, Leo passa a casa meno tempo possibile, tornando soltanto in cerca della cena, solo per trovare, matematicamente il frigo vuoto. Per mettere da parte qualche soldo Leo ha cominciato a spacciare e sulla scia di questa attività ha preso a trascurare anche la scuola. Costretto a crescere in fretta in un mondo feroce dove non ha alleati, la prospettiva di avvicinarsi a Maria, la ragazzina che gli piace, per Leo non è che una fantasia destinata a non realizzarsi mai. In questo scenario che sembra immettere il ragazzo su una strada travagliata, interviene il teatro per il quale scopre di provare un’inaspettata attrazione.

Una delle scene visivamente più intense del cortometraggio è rappresentata dalla parte in cui Leo corre, infuriato, verso la riva del mare. Un’onda alta esplode ai suoi piedi, mentre lui vorrebbe, con la forza della sua frustrazione, spedire all’indietro quel moto a suon di calci. L’onda è l’unico elemento illuminato, insieme al protagonista, al centro dell’oscurità circostante, come il palcoscenico sul fondo della sala buia.

Con una meravigliosa colonna sonora originale a cura di Francesco Loccisano che alterna due strumenti, chitarra e pianoforte, per dare voce ai sentimenti contrastanti del protagonista, e che ha fatto meritare al cortometraggio il premio per le Miglior Musiche 2021, Respira è un’opera che approfondisce l’introspezione del suo personaggio principale, mettendo in luce la grande capacità dell’autore di leggere e di rappresentare il suo dissidio interiore. Il teatro, attraverso lo sguardo del giovanissimo protagonista, interpretato da Salvatore Pacicca, introdotto dall’insegnante che ne dirige il corso, impersonato da Giuseppe Pizzati, è un luogo a metà strada tra il mondo indolente al di fuori e quello ferito dell’interiorità. Un luogo in cui il protagonista impara a effettuare uno scambio tra questi due spazi – interno ed esterno – un po’ come se respirasse per la prima volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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Diretto da Angelo Faraci e scritto da Giuseppe Romano e Rosaria Lo Porto, Regenerate è il vincitore del premio Sorriso Diverso Rai Cinema Channel 2021 con 151.998 visualizzazioni. L’autore aveva già partecipato al Festival TSN nel 2020 con il suo Don’t be silent, anch’esso sul podio dei corti più visualizzati, al terzo posto. L’opera che quest’anno gli ha fatto guadagnare l’ambito premio racconta una storia di sofferenza e di rinascita attraverso una narrazione che sa addentrarsi nella prospettiva interiore dell’individuo ed estendere, subito dopo, il punto di vista, considerando il tema ambientale.

La scena si apre su un padre e su sua figlia, la piccola Alessandra, che si godono una gita nel bosco. La bambina, entusiasta dell’esperienza, non si aspetta che la situazione sia destinata a trasformarsi in un incubo, quando suo padre si chiude con lei in un capanno sperduto nel cuore del paesaggio. Ciò che avviene all’interno segnerà Alessandra negli anni a venire. Lo spettatore la rincontra da adulta, insieme al suo ragazzo Gabriele. Il trauma degli abusi subiti le provoca un attacco di panico e la induce a telefonare alla sua psicologa, che, tuttavia, si dimostra inadeguata a offrirle il sostegno necessario ad affrontare la sua sofferenza. L’unico a cui importi davvero di medicare il dolore di Alessandra è proprio Gabriele, un ragazzo che si distingue per la sua sensibilità dalla massa indifferente dei suoi coetanei.

La performance dei due attori protagonisti Pietro Mirto e Laura Sangrigoli è orientata alla complessa rappresentazione di personaggi che portano addosso le cicatrici di traumi terribili o che si trovano a doverne osservare, impotenti, le conseguenze. Non si può poi fare a meno di menzionare la partecipazione dello stesso regista nel ruolo del padre di Alessandra e della giovanissima e promettente Mariachiara Pelligra nei panni di Alessandra da bambina.

Il passaggio con cui il tema della contaminazione e della rinascita viene esteso da una prospettiva prima individuale e poi più ampia, con il coinvolgimento della questione ambientale, è sottolineato dalle riprese. Replicando perfettamente quest’oscillazione, si avvicinano ai protagonisti e se ne allontanano per inquadrare gli scenari naturali che li circondano. Questa scelta narrativa e registica, resa anche grazie alle riprese effettuate con il drone, evoca un legame a doppio filo tra l’armonia interiore e quella con la natura.

Dopo aver subito terribili atti di violenza in un bosco, condotta lì con lo scopo di essere isolata, Alessandra si riconcilia con il mondo circostante grazie alla mediazione di un amore sano ed è proprio questo legame rinnovato con i sentimenti e con l’ambiente che vince, infine, le contaminazioni e le storture.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Diretto, prodotto e montato da Giuseppe Pippo Laghezza, Quello che resta è scritto dal regista insieme a Ersilia Cacace, tra l’altro autrice del soggetto. Nel cortometraggio lo schermo viene attraversato da scene che il montaggio assembla coerentemente con le immagini evocate in una lettera. Attraverso questo sistema lo spettatore assiste alla parabola della storia d’amore tra i due personaggi principali e viene messo in contatto con la graduale costruzione del loro legame. Il cortometraggio si apre e si chiude con le inquadrature di due strade vuote: la ripresa di apertura viene fatta durante le prime ore del mattino, quella di chiusura, all’arrivo della sera, come a mettere in risalto i confini d’inizio e della fine dell’episodio su cui il cortometraggio si focalizza.

Un percorso di vestiti abbandonati in fretta e furia sul pavimento conduce lo sguardo della macchina da presa fino a una camera da letto. All’interno, una donna riposa e un uomo, seduto vicino al letto, la osserva e le scatta una fotografia. La donna si sveglia e i due iniziano a parlare, condividendo fin dalle prime scene gesti di genuina intimità. Qualcosa, tuttavia, rende quella relazione difficile. Lo spettatore lo comprende nel momento in cui l’uomo, una volta rincasato inizia a scrivere una lettera destinata alla compagna, Elisa. La lettera svela la natura del conflitto morale che si oppone alla concretizzazione del rapporto tra i due, costretti a vivere la loro storia clandestinamente. Con le sue parole il protagonista ripercorre la nascita e lo sviluppo della storia d’amore tra lui ed Elisa, fino al momento di svolta in cui l’uomo deve chiamare a raccolta il suo coraggio e decidere il da farsi.

Rilevante, all’interno del cortometraggio, è il gesto del protagonista di recuperare, spolverare e riaprire una scatola contenente i suoi ricordi, gli oggetti che rimandano all’uomo al di là del suo ruolo. La scatola non serve a nascondere quella parte dell’esperienza del protagonista, ma a custodirla come un tesoro prezioso che non ha alcuna ragione razionale, se non quella dettata dalla parzialità delle consuetudini, di essere negato.

La colonna sonora originale composta da Dario Piccoli instilla nel cortometraggio il senso del sentimento dolceamaro che lo pervade, attraverso il passaggio da momenti di gioia, a una profonda nostalgia e alla tristezza grata che accompagna il congedo. Gli attori che interpretano i personaggi principali caratterizzano perfettamente la coppia e danno voce, con le espressioni del volto, al loro amore e al loro conflitto. Un particolare degno di nota è il richiamo frequente al colore rosso che tuttavia appare, piuttosto che in tonalità accese, in sfumature terrigne, come ad alludere alla matrice naturale di tutte le passioni.