Diretto da Antonio Miorin e scritto dal regista insieme a Fabrizio Nardi, L’Inversione dei Poli è il risultato della cooperazione di una squadra che è stata in grado di restare fedele in ogni aspetto – dal suono, alle musiche, alla fotografia, ai costumi – all’intensità e alle implicazioni delle atmosfere suggerite dal racconto. Le immagini rincorrono frequentemente l’allusione a una simmetria che invece di fondere i due lati della figura, evoca il confine che le separa. Dalla facciata dell’edificio con la fontana e la scultura del cervo, al letto matrimoniale, alle due ante di una porta, il tema del doppio che si tocca ma al tempo stesso si oppone, si replica in un interminabile, affascinante gioco di specchi.
Andrea e Serena sono insieme a una festa, ma in realtà si trovano distanti l’uno dall’altra. Questo, ironicamente, sembra valere anche per il loro rapporto, laddove la complicità che li aveva caratterizzati i primi tempi pare essersi ormai consumata. Andrea, dopo essersi accidentalmente imbattuto in Ettore, uno degli invitati alla festa, cerca Serena e la trova che danza, da sola. Prima che possa raggiungerla, Lilly lo anticipa e va da lei. È una figura affusolata e magnetica, quella della donna, che col suo passaggio dilania la scena e la coscienza di Andrea. Tutto inizia proprio a partire da quel momento. Mentre lui non riesce a ripristinare il suo legame con Serena, Lilly appare sempre più spesso – adocchia Andrea da diverse angolazioni, sembra quasi disprezzarne l’inettitudine. Gli eventi sono sul punto di precipitare e Andrea è chiamato a prendersi quello che, in cuor suo, desidera davvero e l’unico modo per farlo è occupare lo spazio del lato opposto di questa simmetria divisiva che costantemente gli resiste.
L’opposizione tra i generi, che essi siano rappresentati da persone reali o da incarnazioni degli archetipi, è centrale nel cortometraggio di Antonio Miorin e viene indagata dalla scrittura congiunta del regista e di Fabrizio Nardi, con maestria. Con la sua fotografia ricca di contrasti tra ombre ed elementi sottolineati da colori intensi, con un sonoro che intercetta l’intermittenza dei respiri e con le musiche che assumono la frequenza delle vibrazioni, il cortometraggio è pervaso di un senso di profondità, ma soprattutto d’intimità.
Marco Cacciapuoti nei panni di Andrea, Diane Patierno in quelli di Serena, Alessandro Palladino e Natalia Kalinowska, rispettivamente Ettore e Lilly, danzano con grazia sul filo dell’ambiguità del corto, corroborandone l’intento di bandire la lettura logica e lineare delle vicende, per entrare nel mondo dei sensi. Nel corto di Antonio Miorin pulsioni afferenti a un mondo sotterraneo, riscoperto gradualmente ma con urgenza, premono dall’interno contro la pelle ed esigono la trasformazione.