SorrisoDiverso

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Un fantastico Leo Gullotta veste i panni di Aldo, un anziano signore che vive in una RSA. L'uomo si presenta allo spettatore davanti ad uno specchio mentre esegue i rituali quotidiani del risveglio. É solo con i suoi ricordi, i suoi rimpianti, la vita che gli resta da vivere. Lo sguardo potete della regia si posa sui particolari del volto, sui gesti, sugli occhi. Poco dopo lo vediamo all'ospedale circondato dall'affetto dei suoi cari, Aldo non dice una parola anzi è capace di trasformare la parola stessa in immagine e conferendo al cortometraggio un’autentica poeticità esaltata dal bianco e nero. Una musica fra i ricordi e gli oggetti, regalati dai figli e dai nipoti all'anziano signore, che assumono un significato speciale e divengono il simbolo di un limpido sentimento.

Con leggerezza spirituale, potenza e levità il regista realizza una poesia tenera e malinconica nella quale la recitazione del protagonista attraverso i gesti, le espressioni e i primi piani riesce a dire l'indicibile. Come ha sostenuto lo stesso regista, il corto è stato ispirato da due importanti citazioni, una di Aristotele che afferma: “Chi è felice nella solitudine o è una testa selvaggia o è Dio”. L'altra da Gabriel Garcia Marquez dove lo scrittore latino-americano dice: “La morte non arriva con la vecchiaia ma con la solitudine”. Un cortometraggio che sussurra all'anima con tragica dolcezza.

 

 

 

 

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Giocato tutto sulla scoperta, il mistero e l'ambiguità, il cortometraggio di Maurizio Ravallese, racconta le storie d'amore atipiche di due uomini: Amid interpretato da Danilo Arena e Massimo interpretato da Christian Ansante. Fra loro una valigia, unico elemento femminile presente nel film, con una forte valenza simbolica, in quanto contenitore di verità che saranno svelate soltanto nel finale.

Con drammatica dolcezza il regista unisce elaborazioni di lutto, fuggevolezza della vita, condanna e perdono fra fantasmi di un passato prossimo e sogni di un futuro appeso ad un vestito. Un emigrato, Amid, confessa di doversi sposare ma non ha il vestito, un altro uomo è in procinto di sposarsi ma è solo. Il caso, le circostanze della vita, gli incastri banali di situazioni portano i due uomini, entrambi emarginati per motivi diversi, ad incontrarsi, scontrarsi e riuscire a portare a termine entrambi il loro obiettivo.

Senza retorica il regista porta il pubblico a riflettere su tematiche pregnanti con un impianto narrativo efficace e una fotografia dove i cromatismi rafforzano ed evidenziano il disagio interiore dei protagonisti.

 

 

 

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La regista nella digital serie affronta in maniera originale e creativa i vissuti degli abitanti della Tasmania in tempo di pandemia, utilizzando le parole auto-registrate degli abitanti dell'Isola di Lutruwita durante il blocco dovuto al Covid nel maggio 2020, e abbinandole alle stupende immagini e musiche prodotte dagli stessi artisti della Tasmania. Ogni singola immagine rappresenta il tentativo di uscire da una sorta di reclusione dovuta al virus dove gli orizzonti delle arti non hanno limiti e confini. Le immagini intrise di animismo hanno il potere di far percepire allo spettatore una forza magica che abita gli oggetti, e il racconto iconico fa da sfondo alle storie auto-registrate della Tasmania, dando voce non solo alle vicende di un singolo, ma alla storia di un intero popolo. Lo spettatore viene accompagnato a vivere le sensazioni del particolare momento storico attraverso la fascinazione di magici itinerari. L'arte supera ogni frontiera, colma le distanze e varca la soglia della clausura.