SorrisoDiverso

Vecchio, regia di Dino Lopardo, critica a cura di Paola Dei

Valutazione attuale: 5 / 5

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Un fantastico Leo Gullotta veste i panni di Aldo, un anziano signore che vive in una RSA. L'uomo si presenta allo spettatore davanti ad uno specchio mentre esegue i rituali quotidiani del risveglio. É solo con i suoi ricordi, i suoi rimpianti, la vita che gli resta da vivere. Lo sguardo potete della regia si posa sui particolari del volto, sui gesti, sugli occhi. Poco dopo lo vediamo all'ospedale circondato dall'affetto dei suoi cari, Aldo non dice una parola anzi è capace di trasformare la parola stessa in immagine e conferendo al cortometraggio un’autentica poeticità esaltata dal bianco e nero. Una musica fra i ricordi e gli oggetti, regalati dai figli e dai nipoti all'anziano signore, che assumono un significato speciale e divengono il simbolo di un limpido sentimento.

Con leggerezza spirituale, potenza e levità il regista realizza una poesia tenera e malinconica nella quale la recitazione del protagonista attraverso i gesti, le espressioni e i primi piani riesce a dire l'indicibile. Come ha sostenuto lo stesso regista, il corto è stato ispirato da due importanti citazioni, una di Aristotele che afferma: “Chi è felice nella solitudine o è una testa selvaggia o è Dio”. L'altra da Gabriel Garcia Marquez dove lo scrittore latino-americano dice: “La morte non arriva con la vecchiaia ma con la solitudine”. Un cortometraggio che sussurra all'anima con tragica dolcezza.