SorrisoDiverso

Kala, regia di Carlo Falconetti, critica a cura di Paola Dei

Valutazione attuale: 4 / 5

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La Parola Kala dal sanscrito è indicativa del tempo e può avere vari significati, come spazio temporale, un tempo definito, il fato. Nel periodo preindoeuropeo invece, Kala assumeva il significato di “roccia” e più precisamente “riparo sotto la roccia”. Il linguaggio onirico e allusivo del cortometraggio si inserisce perfettamente in tutti questi significati e avvince fin dalla prime scene dove fra ombre e luci emerge un personaggio perseguitato da flashback e ricordi che faticano ad avere un senso compiuto. Attimi di luce e una psiche imprigionata fra le mura di un antico palazzo. L'uomo con una parte di sé è immobile ma con l'altra parte corre incessantemente in spazi boschivi. Le riprese evidenziano alternativamente il volto immobile e sofferente e le gambe in corsa del protagonista. Fra i flashback una promessa d'amore e la morte di un amico che solo grazie alla visione della donna devota amata avrà una spiegazione e permetterà all'uomo di recuperare i brandelli di ricordi. Un disperato viaggio nella propria interiorità dove la fotografia e i suoni accompagnano lo spettatore alla scoperta della verità.