SorrisoDiverso

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Di Alessio Cavazza.
Che cos'è il TTIP?
È il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership), ossia un trattato di liberalizzazione commerciale - tenuto il più segreto possibile- tra Unione Europea e Stati Uniti, cominciato durante il G8 in Irlanda del Giugno 2013, e che ha l'intento di modificare regolamentazioni e di abbattere dazi e dogane, rendendo il commercio più fluido.
Ma cosa comporta questa fluidità?
Molti rischi per la popolazione, i lavoratori e le aziende medio-piccole.
Lo scopo centrale del TTIP è creare un blocco geopolitico offensivo contro paesi emergenti (come Cina, India e Brasile), creando un mercato interno in cui le regole non verranno più determinate dai nostri governi (e in questo caso non è una cosa positiva) ma da organismi tecnici sovranazionali in base alle esigenze delle multinazionali...sì, ancora loro.
Sappiamo tutti quanto siano potenti queste ultime, in molti casi più dei governi stessi, e per questo la probabilità che questo trattato passi è altissima, se non certa.
Ciò comporta, oltre ad una perdita totale di controllo da parte dei cittadini, una radicale diminuzione dei controlli sui prodotti alimentari, chimici, energetici e così via. Contratti di lavoro, misure di sicurezza e misure di protezione sociale e ambientale potrebbero essere spazzate via senza problemi. I servizi essenziali, come la scuola, la sanità, l'acqua e le pensioni, sarebbero esposti ad ulteriori privatizzazioni e alla potenziale acquisizione da parte delle imprese più attrezzate.
Inoltre, una volta entrato in vigore, il trattato non sarebbe minimamente contrastabile: per esempio, se uno stato accusasse una multinazionale di provocare danni all’ambiente, la multinazionale potrebbe a sua volta citare in giudizio lo stato per aver intralciato il trattato. In poche parole si verrebbe a creare una dittatura delle multinazionali, più di quanto non sia già presente.
Ma ci saranno dei pro a questo TTIP, no?
No! A meno che non vogliamo considerare pro ciò che riportano le stime: nel 2018 dovrebbero arrivare dei benefici che potrebbero ad un aumento del 0,5% del PIL in uno scenario ottimistico.
A che punto è l'approvazione del TTIP?
Per ora varie azioni di protesta (come quella avvenuta il 10 Ottobre scorso a Berlino) e una crescente informazione sull'argomento (tuttavia ancora scarsa) potrebbero portare ad un cambio di direzione prima che sia troppo tardi
Cosa si può fare per sfavorire il TTIP?
Si può condividere l'informazione con più persone possibili, aderire a varie iniziative e petizioni, come quelle reperibili sul sito Stop TTIP Italia (che ha raggiunto le 3,5 milioni di firme), che ha anche una pagina Facebook, creare momenti di confronto con professori, genitori e quant'altro.
Naturalmente ognuno è libero di pensarla come vuole, ma dal mio punto di vista il TTIP si può riassumere così: una minaccia alla libertà e alle tutele di consumatori e ambiente, contornata da ben poca trasparenza.

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Di Alice La Monica
Attraverso le prime fonti attestate possiamo affermare che lo sport è nato con i greci nel 700 a.C e che, all'inizio, era un momento di svago e di divertimento. Al giorno d’oggi, invece, è diventato un momento molto importante nella nostra vita o addirittura un lavoro, arrivando a occupare molto del nostro tempo.
Lo sport è un'attività fondamentale, che ognuno di noi dovrebbe svolgere perché fa bene al corpo e perché aiuta a socializzare e a fare nuove amicizie. In più, può anche essere un momento di pausa dal lavoro o un momento di sfogo dello stress. Le attività sportive hanno, comunque, anche dei lati negativi perché molti non seguono la citazione di Pierre de Coubertine: “l'importante non è vincere ma partecipare”, ma guardano allo sporto come a un'attività in cui bisogna vincere. Per questo motivo usano delle sostanze che li aiutano a ottenere migliori prestazioni, ma che allo stesso tempo fanno male all'organismo. A questo punto sarebbe lecito domandarsi: lo sport è un male per la società? Io credo proprio di no, più che altro, le persone dovrebbero vedere lo sport con più tranquillità e serenità, vivendolo come un momento di divertimento e svago, non solo in un’ottica competitiva.

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Di Alessia Cherubini
La tecnologia è ormai parte della nostra vita e non potremmo immaginare di vivere senza di essa, nonostante le generazioni precedenti ne abbiano fatto a meno. Oggi, chiunque utilizza almeno whatsapp e facebook; moltissimi hanno anche instagram, twitter e snapchat. Siamo abituati a parlare con gli altri attraverso questi mezzi: a partire da sconosciuti, con il quale non sarebbe consigliabile parlare senza prima aver avuto a che fare con loro, fino ad arrivare ad amici o fidanzati, con i quali il rapporto dovrebbe accrescersi attraverso l’incontro e non tramite uno schermo.
Esempi di tecnologia ormai radicati nella nostra società sono il televisore, il computer, il cellulare, giochi tecnologici: tutti prodotti dietro ai quali spendiamo la maggior parte del nostro tempo e dai quali siamo ormai influenzati. Per esempio: ormai la violenza è entrata nel nostro quotidiano, tutto ciò che dovrebbe farci rabbrividire e infuriare è recepito quasi con indifferenza, come parte integrante della normalità. Il che dipende anche da come questo ci viene trasmesso attraverso i programmi televisivi, i video e i videogiochi.
Abbiamo perso di vista quello che era l’obbiettivo principale della tecnologia: l’innovazione, un miglioramento, un aiuto per noi; non un modo per creare una sorta di vita virtuale che vada quindi a sostituire quella reale. Alcune persone non hanno perso di vista questo concetto, ma a molti sarebbe necessario un po’ di tempo da trascorrere lontani dalla tecnologia. Un’idea potrebbe essere quella di indire una settimana senza di essa per “disintossicarsi dalla tecnologia” e rendersi conto della bellezza della vita reale, di quanto sia migliore rispetto a quella virtuale.