SorrisoDiverso

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Di Giorgia Massitti
Studi scientifici dimostrano che da sempre la moda rappresenta la tendenza dell’uomo ad appartenere a un gruppo sociale. Oggi più che ieri la si riconosce nell’abbigliamento, nei modi di pensare, nelle macchine, nei locali da frequentare, persino l’orientamento sessuale può essere una scelta dettata dalla tendenza del momento. Ma come quest’ultima ha contagiato la società post-moderna?
Un’altra definizione di MODA é: “meccanismo di imitazione-differenziazione”; in quanto se da un lato rappresenta il desiderio di cambiare, dall’altro trasmette la tendenza ad uniformarsi, e molto spesso può causare effetti negativi. In una società definita “progressista” l’ottimizzazione dei tempi è essenziale; aggiungiamo a questo concetto l’idea di stile, ovvero ciò che risulta bello agli occhi degli altri, e amplifichiamo il tutto attraverso l’utilizzo dei nuovi social network. Il risultato sarà una popolazione facilmente strumentalizzabile dall’influenza delle nuove tendenze.
Siamo arrivati al punto in cui foto comuni di ragazze taggate come fashion-blogger possono diventare il punto di riferimento, fosse anche per il giro vita, di molte giovani followers. Ovviamente non esiste un unica sfumatura della situazione, di conseguenza posso affermare con certezza che il fattore moda costituisce ancora un valore determinante e positivo nella rivoluzione delle nostro piccolo caos chiamato vita.
La rivoluzione delle gonne degli anni 20 e l’affermazione della donna, non sono ricordi passati di un’influenza stilistica positiva. La moda odierna può ancora esprimere ideali giusti e validi, rendendoci fieri della nostra creatività e unicità. Le nuove ricerche su materiali ecosostenibili sono una delle tante prove che ci dimostra tutto ciò.
La risposta alla domanda iniziale non può quindi essere un netto sì o no: ci sono due facce di una stessa medaglia, guardare in avanti con occhi propositivi credo sia il nostro dovere, non giudicando il guardaroba o le tendenze altrui come qualcosa da criticare, ma far nostre le differenze che ci circondano. Così, forse, in futuro già presente, il buon stile ritornerà di moda.

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Di Cristina D'Antoni
ANNO: 2009; ATTORI: WILL SMITH, ROSARIO DAWSON, WOODY HARRELSON, MICHAEL EALY, BARRY PEPPER GENERE: DRAMMATICO
TRAMA: Il protagonista è Tim (Will Smith), un uomo che da anni crede di essere la causa dell’incidente che ha portato alla morte sette persone, tra cui sua moglie. Dopo essersi convinto di essere una cattiva persona decide di prendere il nome del fratello Ben Thomas (Michael Ealy) e di scegliere sette persone (sette anime), che siano buone e che abbiano bisogno di un aiuto ma sono troppo orgogliosi per chiederlo. Nella sua impresa incontrerà Emily, una donna malata di cuore che gli cambierà la vita.
Da subito il film ci viene presentato come drammatico, con un Will Smith molto scosso che al telefono dichiara di volersi suicidare. In seguito vi è un flashback, che illustra l’impresa di redenzione di Tim (Will Smith). Il regista decide di narrare i fatti attraverso l’uso di flashback sotto forma di ricordi da parte del protagonista. Sullo schermo troviamo un personaggio complesso e tormentato, che colpevolizzandosi per la morte della moglie arriva a credere di essere una persona cattiva. “Insignificante sarebbe una promozione per me” è la frase con la quale descrive la propria vita. In realtà c’è molto di più dietro al personaggio: egli è un uomo generoso, con una bontà grande quanto quella delle persone che aiuta. Tuttavia la sua generosità si dimostra come una tendenza a manie suicide. Spesso e volentieri mette gli altri davanti ai suoi stessi bisogni, una caratteristica che dimostra di possedere fin da ragazzo, come spiega il fratello Ben (Michael Ealy). Alla fine del film sarà questo a portarlo al suicidio.
Il film, scorrevole nei dialoghi, credibili ed intenso, manca di una scena principale che spieghi l’accordo che aveva con l’amico Dan (Barry Pepper) che lo ha aiutato e che conosceva le intenzioni del protagonista fin dall’inizio.
La colonna sonora fa in modo che lo spettatore provi le sensazioni che i due protagonisti stanno provando in quel momento.
Will Smith risulta come una specie di supereroe moderno cupo e tragico che cerca la redenzione mettendo sé stesso a disposizione del prossimo.
La storia di Emily si sovrappone a quella delle altre sei anime che vengono raccontate ma non gli viene mai data la stessa importanza, forse perché il vero modo di redimersi, per Tim, era quello di salvare la persona amata. Infatti, anche se si sentiva in colpa per le altre vittime, la più importante era la moglie.

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Di Martina Prisco
Youtuber, Facebook star, fashion blogger, vlogger e chi più ne ha più ne metta. Figure onnipresenti su tutti i social network, da Facebook a Twitter, da Instagram a Youtube, che offrono contenuti ad una grandissima porzione di utenti di Internet. Ma procediamo con ordine.
Chi sono le web star? Ragazzi e ragazze, più o meno giovani, che, a seconda della piattaforma usata, pubblicano video, scritti, fotografie, specializzandosi principalmente in un campo di competenza. Gli argomenti sono molto vari: videogames, comicità, moda, make-up, bricolage, poesia, arte, musica: l’unico limite è la propria immaginazione. Se poi i contenuti piacciono, si acquistano popolarità e seguaci che diventano, a volte, una vera e propria fonte di guadagno. Un divertimento che ti procura fama e soldi: insomma, un’opportunità più che allettante. Ma, come in ogni cosa, vi è il rovescio della medaglia. Se agli albori di Internet, la prima generazione di Youtuber pubblicava video per offrire contenuti originali e personali, oggi la situazione è drammaticamente cambiata. L’unicità e il talento non sono più la chiave del successo: famosi si diventa se si è come gli altri. Video comici che utilizzano le stesse gag, format copiati e contenuti che diventano “di moda” e vengono spropositatamente usati da tantissime persone per cercare di accalappiare quanti più seguaci possibili. In seguito al sacrificio ingiustificato di quello che era lo scopo originario delle piattaforme social, la cosiddetta “prima generazione” di utenti si è trovata sorpassata da ragazzini avvenenti che, con una telecamera in mano, sono solo riusciti a copiare i più famosi cugini americani per provare a offrire lo stesso contributo in Italia, riuscendo soltanto ad annullarne l’originalità.
In seguito a ciò, la rivolta. Perché non si parla solo di popolarità: insomma, i veri artisti di Internet preferiscono pochi seguaci realmente interessati al loro operato a un’orda di follower attratti dal loro aspetto fisico. Purtroppo, però, qui entrano in gioco valori ed integrità morale. Un ragazzo seguito da cinquecentomila adolescenti, può senza dubbio influenzarne i comportamenti. E quale messaggio può mandare un teenager che in nome delle cosiddette “challenge” si spacca un uovo in testa? Che pur di guadagnare sponsorizza qualunque cosa, nonostante non rientri nel suo ambito di competenza? Perché, cari miei, il problema non sono tanto le web star in sé. Piuttosto, i burattinai che li usano per guadagnare quanto più possibile, tramite pubblicità, fiere, concerti, eventi, magazine e programmi tv. Quante volte, guardando la classifica dei libri più venduti in Italia abbiamo trovato ai vertici biografie di qualche web star?
Per un ritorno al vero Internet, quello originale e utile, dovremmo evitare di alimentare questo business. Bisognerebbe seguire una web star per ciò che può offrire, da una sana risata a qualche dritta utile, apprezzandola per il suo talento e la sua personale arte, e non per il bel faccino. Allora forse si tornerebbe ad una sana meritocrazia, almeno nel mondo del web.