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Recensione del film SETTE ANIME di Gabriele Muccino

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Di Cristina D'Antoni
ANNO: 2009; ATTORI: WILL SMITH, ROSARIO DAWSON, WOODY HARRELSON, MICHAEL EALY, BARRY PEPPER GENERE: DRAMMATICO
TRAMA: Il protagonista è Tim (Will Smith), un uomo che da anni crede di essere la causa dell’incidente che ha portato alla morte sette persone, tra cui sua moglie. Dopo essersi convinto di essere una cattiva persona decide di prendere il nome del fratello Ben Thomas (Michael Ealy) e di scegliere sette persone (sette anime), che siano buone e che abbiano bisogno di un aiuto ma sono troppo orgogliosi per chiederlo. Nella sua impresa incontrerà Emily, una donna malata di cuore che gli cambierà la vita.
Da subito il film ci viene presentato come drammatico, con un Will Smith molto scosso che al telefono dichiara di volersi suicidare. In seguito vi è un flashback, che illustra l’impresa di redenzione di Tim (Will Smith). Il regista decide di narrare i fatti attraverso l’uso di flashback sotto forma di ricordi da parte del protagonista. Sullo schermo troviamo un personaggio complesso e tormentato, che colpevolizzandosi per la morte della moglie arriva a credere di essere una persona cattiva. “Insignificante sarebbe una promozione per me” è la frase con la quale descrive la propria vita. In realtà c’è molto di più dietro al personaggio: egli è un uomo generoso, con una bontà grande quanto quella delle persone che aiuta. Tuttavia la sua generosità si dimostra come una tendenza a manie suicide. Spesso e volentieri mette gli altri davanti ai suoi stessi bisogni, una caratteristica che dimostra di possedere fin da ragazzo, come spiega il fratello Ben (Michael Ealy). Alla fine del film sarà questo a portarlo al suicidio.
Il film, scorrevole nei dialoghi, credibili ed intenso, manca di una scena principale che spieghi l’accordo che aveva con l’amico Dan (Barry Pepper) che lo ha aiutato e che conosceva le intenzioni del protagonista fin dall’inizio.
La colonna sonora fa in modo che lo spettatore provi le sensazioni che i due protagonisti stanno provando in quel momento.
Will Smith risulta come una specie di supereroe moderno cupo e tragico che cerca la redenzione mettendo sé stesso a disposizione del prossimo.
La storia di Emily si sovrappone a quella delle altre sei anime che vengono raccontate ma non gli viene mai data la stessa importanza, forse perché il vero modo di redimersi, per Tim, era quello di salvare la persona amata. Infatti, anche se si sentiva in colpa per le altre vittime, la più importante era la moglie.