Di Paola Tassone
È trascorsa una settimana dagli eventi drammatici di Parigi, senza citare il tempo che ci separa dall’attentato alla sede del periodicoCharlie Hebdo; a tal proposito è normale interrogarsi sul perché è successo e se si può realizzare la convivenza pacifica di culture differenti all'interno della stessa comunità. Parliamo, in sostanza, dei principi del “Multiculturalismo”.
Il Festival internazionale del film corto Tulipani di seta nera, durante la propria rassegna cinematografica, l’anno scorso ha sottolineato le azioni e le potenzialità del concetto di integrazione delle persone di origine e culture diverse, attraverso le religioni. Da questo dibattito è emerso che le politiche di integrazione delle minoranze sono indispensabili per raggiungere una convivenza pacifica. Soffermandoci sul diritto di essere diverso e che, il passaggio fondamentale per realizzarlo è legato a un processo “evolutivo-culturale”. La presa di coscienza rimane lo snodo cardine.
Ogni singola persona di ogni comunità deve rispettare l’altro, senza ledere la libertà di nessuno, senza andar contro le leggi che regolamentano lo stato di appartenenza o residenza.
Questi argomenti sono stati approfonditi lo scorso 16 novembre alla Camera dei Deputati durante il convegno “Convivere oltre la paura: nuovi cittadini per un’Italia plurale”. In questa occasione è stato presentato il libro «Multiculturalismo. Una piccola introduzione» di un giovane studioso, Domenico Melidoro, ricercatore presso la LUISS. Oltre che l'autore al tavolo dei relatori erano presenti il parlamentare Khalid Chaouki, Sebastiano Maffettone, ordinario di Filosofia Politica della LUISS e Gabriella Sanna, responsabile del Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma.
L' On. Chaouki ha aperto il dibattito affermando l'importanza della corretta informazione giornalistica, che spesso crea grandi muri se viene eseguita con pregiudizi. Le notizie non devono giungere arricchite da inutili concetti demagogici, perché questo diventa controproducente. In sostanza, la disinformazione culturale e sociale riduce la capacità di creare una multiculturalità. “Oggi”, ha continuato l'On. Chaouki, “anche senza riflettere sulleconseguenze si utilizzano delle scorciatoie o degli slogan per lanciare accuse e accendere gli animi, il che non solo non porta a nulla, ma produce un grande malessere che si ripercuote sulla società”.
Per Maffettone il multiculturalismo è la giusta strategia per il dialogo, ed è fondamentale confrontarsi con le diversità culturali per raggiungere un alto grado di civiltà. Occorre superare il concetto di amico/nemico, e avere una visione articolata e intelligente del mondo. “Per essere multiculturalista”, ha continuato Maffettone, “non bisogna mai ragionare in maniera individualista. Le costituzioni sono ispirate ai concetti liberalisti. Uno Stato fondamentalmente è una collezione di individui, che rispetta l'altro[…] Secondo Will Kymlicka, fra i maggiori studiosi liberali del novecento, oltre al liberalismo individuale va abbinato il liberalismo di comunità”. Maffettone ha concluso affermando che gli Stati non sono sorretti da singoli individui, ma grazie alle comunità e tutte le comunità devo essere tutelate dalle politiche dello Stato.
La Sanna ha invece fornito un quadro completo di ciò che si sta mettendo in piedi nel panorama nazionale per poter realizzare una convivenza pacifica. Ha parlato di esempi pratici e di buone pratiche per realizzare, all'interno delle differenti comunità, una convivenza pacifica. Ha spiegato inoltre chemolte associazioni praticano l’Intercultura, partendo dalla condivisione di spazi comuni. Ha quindi in sostanza affermato che la società civile è molto più avanti delle politiche espresse dall'istituzione per realizzare la multiculturalità. Le città, soprattutto Roma, organizzano moltissime iniziative di dialogo interculturale, come per esempio: "Equilindo", in cui gli abitanti dell’Esquilino, cittadini di ogni etnia, vanno insieme a prendersi cura del proprio quartiere; "Alice nella Marranella" iniziativa che si svolge a Tor Pignattara, con l’obbiettivo di riscoprire e condividere insieme il quartiere che si dipinge dei colori del mondo.
Quindi se in realtà il convegno si è aperto con la domanda: possiamo parlare di successo o insuccesso del multiculturalismo dopo i fatti di Parigi e dopo l’11 settembre Per rispondere sarebbe necessario, in prima istanza, prendere coscienza della grande fatica che si fa per mantenere sano e propositivo l’Intercultura e la mediazione sociale. E proprio prendendo in considerazione questo non si può parlare di fallimento del multiculturalismo.
Grazie alla nostra comunità del “sorriso diverso” ci auspichiamo di far crescere nella società la sensibilità del diritto a essere diverso.
La Nostra Associazione, l’Università Cerca Lavoro, crede e porterà avanti questo processo evolutivo ed educativo di sensibilità alla solidarietà e all’inclusione di ogni individuo.

La paura può compromettere la convivenza delle minoranze in Italia?
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