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Recensione: L’Altra Metà dell’Amore

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Annarita Mangialardo è regista, sceneggiatrice e soggettista de L’Altra Metà dell’Amore, un cortometraggio su cui riversa una scrittura sensibile, al contempo dotata di un piglio risoluto. Con questi strumenti l’autrice riesce a rappresentare l’amore neonato al centro del cortometraggio e a difendere il suo diritto di esistere; lo fa con una narrazione da un lato in grado di accostarsi con gentilezza alla fragilità e dall’altro capace di assumere un tono reciso che nelle ultime scene del cortometraggio riscuote le coscienze.

Il personaggio principale è Sole, una ragazza fresca dell’esperienza dell’Erasmus, adesso di ritorno da Barcellona, dove è rimasta per sei mesi. La sua migliore amica, Giorgia, viene a prenderla dall’aeroporto ed è proprio a lei che Sole confessa la novità importante che ha portato con sé dal viaggio: ha conosciuto qualcuno. Si chiama Alex, vive in America ma è di origini italiane. A causa del fuso orario, Alex e Sole hanno concordato degli orari compatibili con i rispettivi ritmi in cui potersi sentire. Il rapporto deve quindi fare i conti con le difficoltà comportate dalla distanza, ma la coppia sembra solida e Sole è motivata a portare avanti la sua relazione. Durante la cena in cui Giorgia e Vito – il secondo degli amici più stretti di Sole – festeggiano il suo ritorno, emergono nuovi dettagli sull’identità della fiamma della protagonista.

Flavia Triggiani, che recita nei panni di Sole, con la sua mimica trasparente e con genuino trasporto, riesce a mostrare il cambiamento del suo personaggio dalla gioia iniziale, alla delusione, per arrivare alla costernazione. Altrettanto abili nel rappresentare il non semplice volto dell’incomprensione e dell’indolenza, i giovani Marica Girardi e Gianni Saracino offrono a loro volta una notevole prova interpretativa.

Radunando, nei momenti finali del corto, alcune delle scene precedentemente apparse e intervallandole agli stralci affascinanti della storia d’amore della protagonista, l’autrice riesce nell’intento di demistificare gli atti d’intolleranza che si celano dietro piccole e grandi storture nei comportamenti e nei discorsi. La tenerezza delle scene in cui Sole parla con Alex mostra con assoluta chiarezza l’autenticità del suo amore e permette allo spettatore di immedesimarsi nel suo desiderio di proteggere quel sentimento. L’empatia assente tra i personaggi che animano il corto viene quindi invocata nel pubblico, perché sia esso, alla fine, a colmare il divario dell’incomprensione attraverso uno sguardo capace di osservare, prendere consapevolezza e accettare.