La regia di Marco Cassini e la sceneggiatura di Rosario Petìx portano sullo schermo una storia che con toni paradossali e un irriverente humor nero sottolinea l’imprevedibilità della vita, il modo in cui sembra prendersi gioco dei progetti, delle certezze e delle previsioni. Una nuova possibilità si apre per chi era sul punto di gettare la spugna e allo stesso tempo, in un istante, possono esaurirsi quelle di chi alla vita non avrebbe mai rinunciato. Si potrebbe parlare di fato o di Karma, quando si tratta dare senso a una sequenza di fortune alterne, ma in fondo le definizioni sono un modo come un altro di mantenere la presa su qualcosa di inafferrabile. Marco Cassini e Rosario Petìx riescono proprio in questo: reggono le redini della storia e al tempo stesso imprimono sulla pellicola la suggestione di una vita che, follemente, sfugge dalla penna che cerca di scriverla, dalle interpretazioni e finanche dal suo senso.
Il protagonista, Rosario, si trova sulla cima di un palazzo e non è solo. Accanto a lui appaiono prima una donna e poi un uomo che rappresentano le sue più recenti delusioni: la perdita del lavoro e il divorzio da sua moglie. Entrambe le visioni aggrediscono Rosario, affermano che la sua vita vale poco e senz’altro, incalzano, vale ancora meno lui come uomo e come individuo. Rosario a quel punto non ha più esitazioni. Le voci che gli ricordano i suoi fallimenti tacciono e nel silenzio acquisisce con lucidità la consapevolezza di ciò che gli resta da fare. Mentre avanza in direzione del vuoto, tuttavia, interviene un’altra persona che – fraintendendo la scena – crede di cogliere Rosario nel mezzo di un atto di vandalismo. Il successivo dialogo tra i due frustra il protagonista ma lo induce anche a parlare della vita e del modo in cui i momenti di sconforto alterano il senso del suo valore. Il finale lascia senz’altro sconcertati.
Il cortometraggio di Marco Cassini, scritto ma anche interpretato da Rosario Petìx, nei panni del protagonista, tratta con ironia la bellezza e la tragedia della vita. Questa duplicità, in fondo implicita anche nel titolo, L’Alternativa, che evoca la ramificazione, si esplica tra le altre cose nei diversi approcci alla vita rappresentati dai due protagonisti e nei loro destini paradossali. L’autore riesce a esprimere con maestria il senso di arbitrarietà di cui tratta il cortometraggio, con lo strumento del tono tragicomico: un paradosso che riflette quello della vita e la connota di un peso continuamente alternato alla leggerezza del riso.