Nel 1972, una professoressa universitaria di matematica, Maria Silvia Spolato, perde il lavoro e l'affetto dei suoi cari quando pubblicamente dichiara la sua omosessualità durante una manifestazione per i diritti della donna: è la prima in Italia che accade qualcosa di simile. Questa decisione porta, come diretta conseguenza, il completo sconvolgimento della sua vita quotidiana. La regista sceglie di raccontare questa storia attraverso il suo corto per dare, ancora una volta, dignità a una donna che ha sacrificato la propria vita, non solo per avere il coraggio di essere sé stessa senza sotterfugi, ma per muovere le coscienze dell’opinione pubblica, cercando di vincere la ritrosia retrograda di chi non accetta l’omosessualità. Il corto è un tributo a una delle tante figure che, come Maria Silvia, costellano il panorama del progresso sociale: troppo spesso relegate ai margini e dimenticate, sono persone che hanno lottato per la propria e l’altrui emancipazione, trasformando le loro azioni in un esempio.