SorrisoDiverso

Recensione: Verdiana

Valutazione attuale: 5 / 5

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Diretto da Elena Beatrice e Daniele Lince, scritto da entrambi, insieme a Giovanni Busnach, basato sul racconto ‘Afasia’ di Elena Beatrice, a Verdiana, pur nella brevità del suo minutaggio, non manca spazio: la struttura del corto non stritola la storia, ma la valorizza. L’opera evolve sfruttando alla perfezione il tempo che occupa e coinvolge lo spettatore senza sforzo, con il suo ritmo ben calibrato e i lampi di comicità esilarante. Una storia convincente e ironica, che vanta la partecipazione straordinaria di Angela Finocchiaro nel ruolo della Maestra Zen. Vincitore del premio Miglior Opera per la TV 2021, Verdiana, con soluzioni semplici ma brillanti, porta allo spettatore una riflessione sulle dinamiche delle relazioni, ma più in generale, sul rapporto tra interno ed esterno, sé stessi e l’altro, ascolto ed espressione, proponendo una piantina come metafora di questo scambio: con le sue radici che penetrano in profondità e le foglie spalancate verso il mondo, a caccia di luce.

La relazione tra Michele e Luisa pare essere agli sgoccioli. I litigi esplodono, ormai, anche per le banalità e i due, durante uno di questi, inveiscono uno contro l’altro negandosi rispettivamente dialogo e ascolto. L’indomani, al mattino, la coppia fa una scoperta sconcertante: un po’ come si erano promessi al momento del litigio, si trovano definitivamente impossibilitati a parlare e ascoltare, lei è diventata sorda, lui muto. Dopo aver eseguito esami su esami, disperati, i due si rivolgono a un’anticonvenzionale maestra zen, biancovestita. Cogliendoli di sorpresa, la donna consegna loro una piantina e una pila di buste da aprire ogni tre giorni, contenenti le istruzioni per la cura della pianta. Solo alla fine, una volta guariti, potranno rivelare il contenuto dell’ultima. All’inizio con qualche reticenza e, successivamente, con sempre maggiore entusiasmo, la coppia si cimenta in questa prova.

Una scena che assomma, da sola, molti dei significati espressi dal cortometraggio, è quella in cui Michele e Luisa danzano insieme. Lei non può udire la canzone e pertanto non saprebbe coordinarsi con il suo ritmo, così Michele, che da parte sua non ha modo di guidarla con le parole, le comunica le variazioni e il ritmo con i gesti e trascinandola nella danza. Questo frangente aggira i vuoti comunicativi, i rispettivi limiti, e trova una strada diretta per la comunicazione che non necessita del linguaggio verbale.

Con le musiche originali di Luca Fois, le interpretazioni disinvolte e coinvolgenti di Erica Del Bianco e Dario Leone, nei panni dei due protagonisti, e con la straordinaria Angela Finocchiaro a cui basta una variazione nel volto per strappare un sorriso, il cortometraggio raggiunge il pubblico con efficacia, cattura la sua attenzione e lo guida verso un’interessante varietà di riflessioni sui rapporti umani. A essere messo in risalto, infine, è anche il confronto con la pianta, Verdiana, il quarto personaggio della storia, tanto viene umanizzata: lo stratagemma con cui si ripristina la naturalezza della relazione e tramite il quale i protagonisti imparano a coltivare il loro amore e, dopo avergli donato ogni cura, a lasciarlo crescere autonomamente in un terreno più grande.