Diretto da Serena Porta e da lei scritto insieme a Luca La Volpa, Vanessa e le visioni fuori luogo è il risultato del progetto M.O.V.I.E. che ha visto la collaborazione tra alunni, insegnanti ed esperti, per l’interpretazione dei personaggi e il coordinamento dei lavori. Il cortometraggio propone un racconto con delicati tratti surreali innestati in un contesto urbano, spesso desolato, mentre assume, in altre scene, connotazioni metanarrative che mostrano il viaggio di chi la storia la scrive. Il progetto è stato realizzato all’interno dell’Istituto di Istruzione Superiore Monsignor Antonio Bello di Molfetta con la collaborazione di DRAKA Srl di Corrado Azzollini e mostra gli effetti di una perfetta sinergia tra studenti, docenti e professionisti del settore cinematografico.
Un gruppo di studenti sta partecipando e dirigendo i provini per l’attrice protagonista dell’opera cinematografica che i ragazzi progettano di realizzare: la storia di Vanessa. Dopo aver ascoltato le diverse candidate, discutono tra loro di chi tra queste sia più compatibile con la caratterizzazione della protagonista. È così che allo spettatore vengono presentate Vanessa e la sua storia. Vanessa è una bambina che vive nella periferia di una città marittima, orfana di madre e trascurata da suo padre. La bambina non è in grado di elaborare il suo recente lutto e così instaura un rapporto simbiotico con l’urna contenente le ceneri di sua madre. I ragazzi discutono della storia, approfondiscono le funzioni dei personaggi nel racconto ed espongono le loro riflessioni durante le interviste che vengono loro sottoposte dietro le quinte. Intanto, nel film, Vanessa continua a vagare pensando a come poter spiccare il volo per raggiungere sua madre.
Evocando atmosfere malinconiche ma affascinanti, il corto rappresenta una storia che parla della necessità di elaborare la perdita, anche quando a venire meno è un tassello fondamentale. I colori che Vanessa, interpretata dalla piccola Arianna Caputi, porta indosso, nel vestiario, nel costume da farfalla e fra i suoi averi trasportati in un carrellino, contrastano opportunamente con lo sfondo della periferia. La distaccano dal contesto ed esprimono visivamente il suo isolamento: una storia triste che, sola, cammina per le strade della città fino ad approdare a un finale che stringe il cuore. Al centro della svolta, c’è il personaggio di Mohamed, impersonato da Abdul Cisse.
Il doppio livello del racconto – la finzione nella finzione – pensato per il cortometraggio è uno strumento che non si limita a rendere interessante e stratificata la struttura dell’opera, ma rappresenta un esempio utile per gli studenti, un argomento di riflessione sul rapporto tra realtà e finzione. Una prospettiva, quella scelta, che capovolge i ruoli di creativi e creature del racconto, per non riferire solamente la storia di Vanessa, ma mettere in contatto lo spettatore con i processi di chi lavora alla realizzazione di un film.