Diretto da Pierfrancesco Campanella, scritto dal regista e da Lorenzo De Luca che ne concepisce anche il soggetto, il cortometraggio tratta delle scomparse di minori, in Italia e nel mondo. L’assenza di una risposta alimenta la ramificazione di un’infinità di ipotesi e genera un’angoscia che non dà pace. Il cortometraggio offre, attraverso le sue inquadrature, una rappresentazione visiva della confusione interiore e dell’isolamento della protagonista che dà sempre più avvisaglie dei sintomi di un profondo disagio psichico e, per certo, di un’ossessione oramai sconfinante nel complottismo. La scrittura dell’opera, tuttavia, riserva anche una serie di colpi di scena che tengono alta l’attenzione dello spettatore e acuiscono il senso di disorientamento provato dal personaggio principale, impersonato nientemeno che dalla straordinaria Maria Grazia Cucinotta.
Mara è la protagonista del cortometraggio, una fotografa che vive da un anno reclusa in casa sua, isolata da vicini, parenti e amici, da quando il suo figlioletto, Roberto, è scomparso. Ossessionata dalle teorie sui circuiti sinistri da cui il bambino potrebbe essere stato inghiottito, Mara si documenta sulle tratte di organi e su organizzazioni sataniche che coinvolgono alte sfere del clero e della politica. Tra i suoi rarissimi contatti con l’esterno c’è il blog su cui scrive e attraverso il quale espone al pubblico del web i risultati delle sue indagini. Il suo compagno, i familiari e la sua vicina tentano a più riprese di stabilire un contatto con lei e superare la porta che separa Mara dal resto del mondo. Lei però respinge tutti quanti e senza mezzi termini li accusa di essere coinvolti nella scomparsa di suo figlio. L’unica persona che riesce ad attraversare la soglia della casa di Mara è la sua psicologa, il solo aiuto che la donna abbia cercato.
La scenografia a cura di Laura Camia coopera con una fotografia diretta da Sacha Rossi e con la regia di Pierfrancesco Campanella, per suggerire, attraverso le immagini di un ambiente disseminato di fotografie e articoli di giornale, l’idea di un castello di carte a cui viene sottratto un elemento portante, con il conseguente crollo di tutto il resto. Lo spettatore osserva la vita di Mara in pezzi sparsi per la sua casa, perlopiù rappresentati proprio dalle fotografie di Roberto: un’immagine riprodotta in molteplici formati ma che serve a risaltare ancora di più l’assenza del bambino.
Maria Grazia Cucinotta, con la sua presenza scenica, veicola con maestria, attraverso le espressioni del viso, i movimenti e col tono di voce, non solo il dramma e la fragilità del suo personaggio, ma anche la sua determinazione. Con la forza di un impulso materno inarrestabile, Mara lotta fino alla fine, senza lasciarsi fermare dal grado di vicinanza e di parentela dei suoi sospettati.