La regia di Roberto Siepi e la sceneggiatura di Roberto Ricci portano sullo schermo un cortometraggio d’azione capace di tenere lo spettatore con il fiato sospeso fino al momento del finale. L’autore costruisce per questa storia una struttura dal ritmo serrato, un susseguirsi avvincente di scene che, tramite l’incastro di prospettive alterne, chiarisce gradualmente la natura degli episodi e accompagna lo spettatore a prendere coscienza di una vicenda agghiacciante ma per nulla lontana dal mondo reale. Nell’arco di questo sviluppo che si proietta verso il precipitare degli eventi, non viene a mancare uno sguardo che si posa con sensibilità sul turbamento psicologico di chi è carnefice degli altri e vittima di sé stesso.
La storia si apre su uno scenario familiare e apparentemente lieto: una mamma chiama sua figlia per fare colazione. Qualcosa però non torna: la donna deve chiamarla più e più volte. Diventa nervosa, la rimprovera, la sollecita a obbedire, mentre la piccola fa resistenza. Non vuole entrare in cucina. La donna che l’aspetta lì, dietro una tavola imbandita non è sua madre e la piccola Letizia vuole tornare a casa sua. Di fronte a quel rifiuto la donna, Giorgia, diventa inquieta. Non capisce come sua figlia possa farle uno scherzo così crudele. Insiste perché la smetta, minaccia punizioni, ma Letizia è irremovibile: vuole andarsene da lì e tornare a casa. Giorgia allora la trascina verso la stanza dove ha già messo in castigo un’altra bambina. Quello scherzo deve finire una volta per tutte e le due piccole dovranno ammettere che lei è la loro mamma. Contemporaneamente due genitori disperati e una squadra di poliziotti indagano sulla scomparsa di due bambine.
L’interpretazione di Greta Colucci, nel ruolo della piccola Letizia, e quella di Barbara Kall, nei panni di Giorgia, riescono a esprimere con estrema efficacia il contrasto di due facce molto diverse della paura e della vulnerabilità. La colonna sonora originale a cura di Fabio Marchionni riesce in pieno nell’impresa di dare voce all’angoscia che tutti i protagonisti sentono crescere, man mano che il cortometraggio prosegue, per ragioni del tutto differenti.
Il cortometraggio affronta due generi di fragilità che cercano di sopravvivere l’una all’altra: quella di chi non è in grado di difendersi e quella di chi è stato accecato dalla sofferenza al punto da non riuscire più a distinguere la verità e, così facendo, si smarrisce in una bella menzogna.