Il 2020, come tutti sappiamo, è stato un anno che ha messo a dura prova il cinema e lo spettacolo dal vivo, ma, nonostante questo, fortunatamente, la creatività nasce e si sviluppa anche nei momenti inaspettati e molti cineasti hanno realizzato opere che meritano di essere ricordate.
A tutti; registi, attori, produttori, direttori della fotografia, direttori della musica, maestranze, va un elogio per i film che non ci hanno fatto mancare. Avendo qui la possibilità di parlare di dieci film ne elenco alcuni.
Richard Jewel di Clint Eastwood, novantenne regista che riesce ancora a costruire capolavori con la capacità di sondare nelle pieghe più intime dell'animo umano e della società; fra le sfumature morali e spirituali dell’uomo, per far venire a galla ingiustizie, malefatte e verità storiche scomode. Eastwood con il volto apparentemente imperturbabile ma con due occhi più vivi che mai, ha costruito il suo quarantaduesimo film da regista. Fra i film da lui diretti troviamo capolavori assoluti come Million Dollar baby, che ha ottenuto quattro Oscar, Gran Torino, Gli spietati, che ha ottenuto altri quattro Oscar, Mystic River, Un mondo perfetto, etc. In maniera sempre più asciutta e con una impronta personalissima, il cineasta riesce sempre in qualche modo a toccare il tema dell’essere diversi, unito a quello della reticenza dell’eroe, che nonostante ciò che gli gira intorno, mantiene una sanità e una pulizia di fondo con una etica semplice e diretta che nella strada fra il bene o il male sceglie sempre la via del bene. Come il personaggio principale, Eastwood, non é mai stato un contestatore, non é mai stato un agitatore di masse, ma rimane un reazionario per la sua ricerca di giustizia, correttezza ordine, senza assumere mai atteggiamenti reazionari o paternalistici. Resta semplicemente fedele a se stesso e non permette a nessuno di forgiare le proprie idee e i propri pensieri. A difendere Richard, un avvocato, interpretato dal bravissimo Sam Rockwell, premio Oscar per Tre manifesti a Ebbing Missouri, che, a sua volta rappresenta un'altro aspetto di Clint, quello di chi va per la propria strada alla ricerca di giustizia, amore per la libertà e per il pensiero libero.
Il granitico Clint piace ancora molto, eccome e, nonostante l’età rimane sempre fedele a se stesso, come recita il libro pubblicato da Minimum Fax, dove Robert E. Kapsis e Kathie Coblentz, tradotti da Alice Cesarini, hanno raccolto quaranta anni di interviste, intitolandolo: Fedele a me stesso.
La regina degli scacchi di Scott Frank e Allan Scott, serie Netflix tratta dal romanzo di Walter Tevis (1928-1984) The Queen’s Gambit, il “gambetto di donna”, una delle aperture scacchistiche più antiche che si conoscano. Lucena ne parlò in un suo scritto del 1497 ma è già nominata in un manoscritto precedente, conservato a Gottinga. Come si legge su Wikipedia nel primo periodo degli scacchi moderni, le aperture di donna non erano di moda, e il gambetto non divenne popolare finché non fu giocato nel 1873 a un torneo a Vienna. La sua popolarità crebbe molto in seguito alle teorie di Steinitz e Tarrasch sul gioco posizionale. Il picco di popolarità si ebbe negli anni venti e trenta del XX secolo. La serie è una sorprendente giocata di scacchi che insegna anche allo spettatore che più ignora il gioco, mosse e contromosse attraverso una fitta rete di combinazioni che viaggiano in parallelo con le emozioni, la rabbia, la gara fra maschi e femmine e le innumerevoli possibilità dell'essere umano. Il personaggio femminile che non ascolta invidie e pregiudizi ma tira avanti per la sua strada è Beth Harmon è una ragazza orfana di una madre psichiatrica, interpretata da Taylor-Joy doppiata da Veronica Benassi. L’orfanotrofio è un luogo difficile da vivere e così Beth trova il suo rifugio nel gioco degli scacchi. La sua vicenda è quella di una ragazza orfana di una madre psichiatrica e la sua storia ci racconta che anche nelle peggiori delle situazioni abbiamo la possibilità di trovare dei modi per sentirci meglio senza fare del male ma investendo energie su un progetto di vita. La costumista è Gabriele Binder, le musiche sono di Carlos Rafael Rivera
Volevo nascondermi di Giorgio Diritti. Con uno strepitoso Elio Germano che riesce a calarsi nella fisicità e nei gesti del pittore Antonio Laccabue, meglio noto come Toni Ligabue, il film ripercorre le vicende della vita di questo grande artista, “El tudesch”, come lo chiama la gente, divenuto rachitico e strano a causa delle vicende dolorose attraversate nella sua vita. Figlio di una emigrante italiana respinto dalla Svizzera dove ha trascorso una infanzia dura e difficile, non ha però mai ceduto al freddo e alla solitudine, ha anzi cercato nella creatività una via d'uscita. Finalmente l'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati gli offre la possibilità di quel riscatto creativo che si rivela essere l'unica strada per farsi amare, accettare da tutti ed esprimere finalmente se stesso donandoci opere che rappresentano il suo dono al mondo.
Siberia di Abel Ferrara girato, dopo un iniziale tentativo di crowdfounding, circa un anno fa in Alto Adige, con la partecipazione di Vivo Film e Rai Cinema, con il coinvolgimento anche del Messico e della Germania e con Willem Dafoe, nei panni del protagonista. Un film che affronta coraggiosamente le oscurità della psiche. L'attore e il cineasta statunitense, che lavorano insieme dai tempi di New Rose Hotel del 1998, non si sono mai persi di vista scoprendo una complicità che li accumuna anche in alcune scelte della vita. Entrambi infatti vivono da diversi anni a Roma e amano gli stessi luoghi. Dopo Pasolini e Tommaso si ritrovano per raccontare la storia di un uomo solitario che nella tundra cerca di scacciare i propri demoni. La storia è quella di Clint, personaggio enigmatico che si è ritirato a vita solitaria gestendo una locanda dove offre ristoro a pochi viaggiatori. Una slitta di cani è l'unico mezzo che permette il contatto con il mondo esterno. Qui, dopo la visita di una donna incinta e di sua madre l'uomo decide di esplorare le profondità metafisiche della sua memoria sfidando la neve per entrare in un viaggio fatto di orrori, piaceri e scoperte. L’esplorazione dell’interiorità del protagonista e dell’attore Dafoe, dei suoi traumi di bambino e adulto, viene rappresentata attraverso un parallelismo con diversi luoghi e oggetti-simbolo del suo passato e della Storia; dagli occhiali del padre ad altri oggetti simbolo come bisturi, vinili, soldatini di legno. Le immagini sono di Stefano Falivene e il montaggio di Fabio Nunziata e Leonardo D. Bianchi, torna la scrittura di Christ Zois, psichiatra e sceneggiatore della fase post-St. John di Ferrara.
Favolacce di Fabio e Damiano D'Innocenzo, ha ricevuto l'Orso d'Argento per la migliore sceneggiatura alla Berlinale 2020. Il film è la seconda opera dei fratelli D'Innocenzo che hanno aderito alla campagna #iorestoacasa, trasmettendo il film in streaming. Nella struggente opera, nulla è lasciato al caso ei bambini sono abbandonati a se stessi in un film dove c'è spazio per raccontare l'incomunicabilità fra le persone, le famiglie apparentemente perfette, dove tutti si dicono quanto sono bravi e capaci ma dove nessuno presta veramente attenzione all'altro. Un affresco della nostra società in cui troppo spesso i più isolati e trascurati sono proprio i bambini; spettatori e veri protagonisti della storia. I bambini incutono quasi timore reverenziale per la loro compostezza, per la loro fermezza. A dare la perfetta cornice al film è Max Tortora, voce fuori campo, che sostiene: “quello che segue è una storia vera, ispirato a una storia falsa”.
Ema di Pablo Larrain, regista che con questa opera demolisce ogni convenzione. Presentato in concorso alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia 2019, il film è arrivato nelle sale con grande ritardo. Poi Movies Inspired, coraggiosa società torinese ha avuto il coraggio di distribuirlo.
É noto che il cineasta, uno dei più importanti registi sud-americani, nelle sue opere non cerca consensi, a lui interessa portare avanti una sua personalissima indagine sui personaggi. Basta pensare a Neruda, Jakye, e altre sue opere dove non rasenta mai la retorica per comprendere come anche in questo film, sembra che si diverta a costruire un’opera volutamente inclassificabile per non dare punti di riferimento. Il pubblico infatti non vede le vicende per come sono ma viene sballottato fra i racconti dei personaggi e tutto appare kafkiano, paradossale, bizzarro. Definito dal alcuni un musical psichedelico con un montaggio particolare dove emerge la figura di Ema, alias Mariana Di Girolamo, che, al contrario dell'opera è carismatica, eclettica, decisa in contrasto con una opera dove nulla sembra avere una connotazione precisa. Il film avvince e decisamente incuriosisce.
Notturno di Gianfranco Rosi. Presentato alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia 2020 e scelto per rappresentare l'Italia agli Oscar, il documentario del cineasta nato in Eritrea, è frutto di tre anni di ricerca trascorsi lungo le zone di confine tra Siria, Libano, Iraq e Kurdistan per raccontare gli orrori della guerra attraverso le vicende di vite che si intrecciano. Ecco allora un cacciatore in barca tra i canneti, una squadra di guerrigliere in pattuglia, un ragazzo che lavora a giornata per aiutare la famiglia e dei soldati a un posto di blocco. Rosi ha la capacità di cogliere gli aspetti più profondi di ogni personaggio e di ogni vicenda cogliendone l'umanità denudata da sovrastrutture, come accade in uno spettacolo teatrale messo in scena dai pazienti di un ospedale psichiatrico o come succede con una maestra elementare che fa terapia di classe o ancora con le madri che hanno perso figli e figlie. Un mondo fatto di disegni che raccontano gli orrori, di ombre e luci, dove ogni personaggio resiste e rivendica il suo quotidiano. Rosi riprende le albe, i tramonti, il vento che muove le fronde degli alberi e poi i volti che osservano tutto questo anche dai vetri. Il regista stesso in una intervista che il titolo «Notturno sta a significare qualcosa che non si conosce e che non si comprende […] Il film non da risposte, non fa domande, ma intende creare un mondo che separa la vita dall'inferno […] è girato in questi confini ma poi va avanti e assume una dimensione umana...»
Il lago delle oche selvatiche di Yi'nan Diao, regista cinese Orso d'Oro al Festival di Berlino, racconta la storia di Zhou, un uomo che appena uscito dal carcere si trova immediatamente all'interno di una contesa tra gang, dove viene ucciso un poliziotto. Ricercato dalla legge e dai rivali, deve fidarsi di Liu, una prostituta probabilmente innamorata di lui. L'opera affronta temi come la miseria, l'avidità, l'occidentalizzazione, la figura femminile e il racconto dell'antieroe. Un noir avvincente che conferma le capacità del cineasta, ormai già entrato nell'Olimpo dei Maestri.
Hammamet di Gianni Amelio con un meraviglioso Pier Francesco Favino e con Claudia Gerini nei panni di Patrizia Caselli, amante di Craxi. Il film racconta gli ultimi sei mesi di vita di Bettino Craxi e nessuno dei personaggi è chiamato con il proprio vero nome, emerge la figura inventata di Fausto è un espediente narrativo voluto dal regista in funzione di "antagonista. Nell'operaFavino mostra le sue splendide capacità attoriali e si impossessa delle movenze di Craxi e della sua fisicità tra piatti di pasta proibiti, scatti d'ira, ironia tagliente, nostalgie e rimpianti, tanto da far pensare che il film in certi momenti sia un documentario. Un' opera coraggiosa, come l'ha definita lo stesso regista, che non si è risparmiato nella ricerca di particolari importanti che offrissero una immagine umana a tutto tondo del politico, che si chiama solo presidente, esiliato ad Hammamet in Tunisia. Le riprese del film sono iniziate nel 2019 pressoil Collegio Ghisleri, ex Arsenale di Pavia, a Legnano all'interno di Capannoni della fabbrica della Franco Tosi che sono stati traformati per l'occasione in quelli della Ansaldo a Milano, dove si tenne lo storico Congresso in cui Craxi a prì la crisi di Governo. Altre riprese sono state realizzate all'interno della villa ad Hammamet. Questo film verrà anche ricordato anche come l'ultimo con l'attore e doppiatore Romero Antonutti, nel ruolod el padre di Carxi, deceduto due mesi l'uscita del film nelle sale cinematografiche.
Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane da 01 Distribution dal 9 gennaio 2020, a dieci giorni dal ventennale della morte di Craxi. L'opera ha ricevuto il Premio Flaiano 2020 per la miglior interpretazione a Pierfrancesco Favino, il Nastro d'Argento e il Globo d'Oro sempre a Pierfrancesco Favino oltre a numerose nomination per la regia, la musica, il film.
Undine, un amore per sempre di Christian Petzold. Premiato al Festival di Berlino, il film è un'opera potente, emozionante, densa di vissuti coinvolgenti attraverso i quali il regista rielabora la figura mitologica di ondina con una storia d'amore che viaggia fra architettura e cinema. L'acqua è un elemento essenziale dell'opera dove emergono l'amore, il desiderio di vendetta, la paura. Unfilm che trascina nelle acqua più profonde per respirare l'odore di un amore totalizzante. Un'esperienza tattile, visiva, spaziale, che racconta le vicende di un amore leggendario, attraverso la fisicità di una storica, interpretata da Paula Beer che lavora come guida in un importante centro espositivo. Il film distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Europictures è interpretato da Paula Beer nel ruolo di Undine e da Franz Rogowski nel ruolo di Christoph e ha ricevuto al Festival di Berlino l'Orso d'Oro per la miglior attrice e il Premio FIPRESCI.
Film italiani presentati alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia:
Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, Le sorelle Macaluso di Emma Dante, Padrenostro di Claudio Noce.