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TSN contro la violenza di genere: ecco cos’è successo negli ultimi tre anni

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Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Un’occasione che solo un anno fa il Festival Internazionale della Cinematografia Sociale “Tulipani di Seta Nera” ha celebrato con una campagna di sensibilizzazione, in collaborazione con ASviS e ANMIL Nazionale, lanciando lo spot di Riccardo Trentadue e l’hashtag #maipiùscalebugiarde.

Oggi come allora, i Tulipani credono nel potere delle immagini e pensano che il cinema sia un maestro per lo sguardo: una guida che punta su angoli di realtà a volte confortanti, a volte scomodi, ma da cui non ci si può permettere di distogliere la vista. Trascinati dagli impegni e dalle distrazioni, oggi diventa sempre più difficile restare vigili, ritagliare un tempo per la riflessione, ma il cinema è ancora capace di ottenere una risposta quando reclama l’attenzione del suo pubblico e ne chiede in prestito lo sguardo per qualche ora. E guardare significa prima di tutto anticipare con gli occhi il passo sul percorso.

 

Ma prima, uno sguardo indietro

Quest’anno per TSN è l’edizione d’oro, e l’oro lo ha conquistato con la tappa dei suoi quindici anni di Festival di cinematografia sociale e di premi nel contesto delle rassegne di cinema più importanti d’Italia. Un traguardo prezioso che induce a guardare al tragitto compiuto e a fare un bilancio. I Tulipani vogliono farlo pensando al tema di oggi, la violenza sulle donne, e a come i registi abbiano saputo raccoglierne le difficili prospettive e offrirle al pubblico negli ultimi tre anni.

 

Impressioni sulla pellicola: il cinema riflette

Durante l’edizione del 2019 i registi dei Tulipani hanno proposto opere che, in un modo o in un altro, hanno raccontato i segni della violenza di genere: quelli visibili sul corpo e non solo.

A cominciare da Fabrizio Nardocci, che con Viola del Pensiero mostra una protagonista terrorizzata dall’idea di finire di nuovo nella relazione violenta di cui si è liberata con fatica. Vivido e doloroso è anche il racconto che si ritrova in Mia di Mario Spinocchio: la storia di Miriam, svuotata dal compagno della sua personalità, tramutata in un possesso e sorda agli avvertimenti di chi l’ha davvero amata.

Vincitrice del premio come Migliore Attrice 2019, poi, Caterina Milicchio, ne Il giorno più bello di Valter D’Errico, porta sullo schermo le scene drammatiche di uno stupro. Il cortometraggio si concentra su un diverso effetto della violenza rappresentata: una gravidanza, conseguenza innocente di un atto colpevole, e sulla difficile scelta della protagonista.

Con Le Piccole Cose Alessandra Carrillo ha mostrato come il segno, in questo caso, possa trasformarsi in una linea di confine, sorta dal paragone tra una relazione tossica e una sana. Un limite da non superare mai più.

Infine, Sadok di Geraldine Ottier porta il segno sulla tela: un artista, testimone della violenza domestica intravista dalla finestra, la rappresenta in un dipinto. Le conferisce una forma e un’interpretazione che non può più essere negata. Perché alla fine, dopo il corpo e dopo i ricordi, l’ultima cosa che si presta a raccogliere e a fermare l’immagine della violenza è proprio il supporto artistico: la tela nel corto, la pellicola nella realtà.

 

Rompere il silenzio, ricongiungere le prospettive

Sugli schermi della XIII Edizione del Festival TSN sono arrivate opere capaci di sfidare lo spettatore a costruire un’idea di reazione davanti al fenomeno della violenza di genere e alle sue giustificazioni.

Lo fa Andrea Cecconati con The Human Bugs Anthology: Caresses, che con la sua protagonista prigioniera in un mondo in bianco e nero ci mostra come una presa di posizione possa invertire uno sbilanciamento di potere. Con Don’t be silent, al terzo posto per il Premio Sorriso Rai Cinema Channel 2020, Angelo Faraci esorta già dal titolo a lottare contro l’indifferenza: la sua protagonista fa un terribile incubo, una violenza di gruppo a sfondo omofobo. Sebbene sia illesa, al suo risveglio, in lei nasce il desiderio di ribellarsi.

Burning Red di Fabrizio Ancillai, corto finalista della XIII edizione, accosta i racconti della stessa vicenda di due diversi personaggi, una storia che converge verso un finale irreversibile. Il corto esprime una critica alla violenza che cerca di trovare scuse, di dividere le responsabilità tra l’aggressore e la sua vittima.

Nel suo Eva Paolo Budassi affronta il tema della denuncia, del dovere di tutelare il proprio benessere e della scelta attiva di cavarsi fuori dalle situazioni di oppressione.

Al secondo posto per il Premio Sorriso Rai Cinema Channel 2020, La forza di Alice di Michele Li Volsi non racconta solo la ferocia di un gruppo di delinquenti che si abbatte sulla protagonista, ma mostra anche la sua capacità di rinascita e quella di dare la vita, a sua volta, nei molti modi in cui è possibile farlo.

Infine, 11 di Piergiorgio Martena è il racconto di una giovane calciatrice che subisce abusi dal suo allenatore. Nella solitudine di un segreto serbato con vergogna, al momento di scegliere, la protagonista decide di continuare a far fronte comune con la sua squadra. “11”, questo il numero sulla sua maglietta, non si lascia trascinare dal dolore in un isolamento indifferente, ma decide di lottare per i suoi obiettivi e per quelli delle sue compagne.

 

Dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva

Con TSN 2021, gli spettatori hanno scoperto cortometraggi agli antipodi: da lavori che mostrano la volontà di ricostruirsi con fatica dopo aver subito violenza, a scenari in cui non c’è più nulla che possa essere riparato. Un monito per ricordare al pubblico che ciò che non viene protetto potrebbe andare perso per sempre.

È il caso di Locked di Igor Maltagliati, dolorosa rappresentazione dell’aumento del tasso di femminicidi durante il lockdown. Lo stesso vale per 31 settimane di Iole Masucci, in cui la tenerezza della protagonista viene calpestata dalle ossessioni malsane di chi le era vicino.

In Mi chiamavo Eva, vincitore del Premio Sorriso di VariEtà 2021, Miriam Previati fornisce un’altra declinazione della violenza di genere, mostrando gli effetti del revenge porn su una donna che non riesce più a risanare la propria immagine e a ripulirla dallo stigma dell’oscenità.

Con The Legend of Kaira di Emanuela Del Zompo il pubblico incontra una protagonista che paga con la vita il suo tentativo di opporsi a un matrimonio combinato.

Dall’altra parte troviamo cortometraggi come Regenerate di Angelo Faraci, vincitore del Premio Sorriso Rai Cinema Channel 2022. Il corto racconta la storia di una ragazza che combatte contro i ricordi degli abusi di suo padre, sostenuta nel suo percorso di rinascita dall’amore sano del suo fidanzato.

Mostro di Gianni Quinto serve a smascherare la violenza di un uomo che ha sfigurato con l’acido l’ex compagna e a dare a quella nuova la consapevolezza per sottrarsi al mostro che non sapeva di avere accanto. Infine, se in Tell di Susana Ramírez de Arellano troviamo la protagonista perseguitata da frequenti attacchi d’ansia a seguito di una violenza non elaborata, dall’altra un urlo liberatorio e la distruzione di una foto lasciano sperare che la consapevolezza, per quanto difficile, sia sempre preferibile a una fragile maschera di serenità.

Tulipani di Seta Nera crede nella forza del sorriso, del cinema ottimista che mostra la strada per le soluzioni. Al tempo stesso, a volte lo sguardo va condotto dove non fa piacere guardare. Ma alla fine del tragitto c’è la promessa che l’amarezza possa diventare uno strumento. Un sorriso amaro, in fondo, non è che un sorriso diverso: segue il pubblico fuori dalla sala e lo arma di coraggio.