SorrisoDiverso

Recensione: Zagara

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Scritto e diretto da Martina Bonfiglio, il titolo di Zagara allude al fiore d’arancio. Il nome deriva dalla parola araba che sta per “risplendere”, un significato riecheggiato nel nome della protagonista, Lucia, e nel suo desiderio di dare finalmente risalto alla sua individualità e spazio ai suoi desideri. Un cortometraggio che critica la consuetudine di caricare sullo stesso individuo tutte le responsabilità relative alla cura della famiglia d’origine, mentre la vita degli altri, per ragioni diverse, va avanti. A essere messo in scena è un episodio che si sviluppa dalla mattina alla sera, così lo sguardo della macchina da presa assimila una luce in trasformazione, dilagante sul paesaggio di campagna, all’inizio, riassorbita dal blu della sera, più avanti, fino a oscurarsi del tutto nel buio della sala cinematografica che incornicia lo schermo. Il corto finisce così come è iniziato, sottolineando l’idea di una ciclicità che mai andrebbe snaturata.

Lucia lavora in un cinema e non può fare a meno di incantarsi davanti ai film durante il suo turno, abitudine che le costa un rimprovero e una minaccia di licenziamento che, tuttavia, anticiperebbe soltanto il suo congedo, perché la ragazza programma di lasciare il posto di lavoro di lì a due giorni. Fa ritorno a casa, dove sua madre e suo padre attendono l’arrivo di Ivano, il fratello di Lucia, che vive lontano dalla famiglia. Arriva insieme alla sua fidanzata, Emma, e poco più tardi annuncia ai presenti la loro decisione di sposarsi. La notizia viene accolta con gioia e progetti di festeggiamenti per la serata. Solo Lucia, per qualche ragione, sembra impensierita all’idea che suo fratello non sia tornato con l’idea di rimanere. La giornata procede tra i preparativi, alternando momenti lieti con la famiglia, ricordi d’infanzia e le frequenti manifestazioni dei sintomi dell’Alzheimer da cui il padre di Lucia è afflitto, che, inevitabilmente, smorzano il clima di festa. Arriva la sera, la famiglia è radunata attorno alla tavola e stavolta è Lucia a dover fare un annuncio ai suoi cari.

Facendo mostra di un talento che le fa meritare il premio Miglior Sceneggiatura 2021, Martina Bonfiglio regala allo spettatore una storia capace di mostrare il dissidio di chi non vorrebbe mai trovarsi a scegliere tra la famiglia e le proprie aspirazioni. I membri del cast, composto, tra gli altri, da Marianna Castagna nel ruolo della protagonista e Piergiorgio Martena nel ruolo di suo fratello, risultano perfettamente calati nelle parti e offrono al pubblico il ritratto di una famiglia in cui i limiti personali, i difetti e gli egoismi non mettono mai in discussione, nemmeno per un istante, l’affetto che ne unisce i membri. In questo modo, l’autrice produce sapientemente dei contrasti che rendono i personaggi imperfetti e umani.

La preziosa scena finale coniuga finalmente, seppure per un breve istante, due elementi che sembravano diventati inconciliabili: le passioni personali e la famiglia, rafforzando l’idea, nella protagonista e nello spettatore, che la famiglia getta i semi del futuro, non li soffoca.