Dietro a Ricomincio da me c’è il lavoro di un cast tecnico composto prevalentemente da due figure che assolvono, insieme, la maggior parte dei ruoli nella realizzazione del corto. Enza Lasalandra dirige, produce e scrive il cortometraggio, oltre a interpretare una piccola parte all’interno del film. Paolo Geremia, invece, cura produzione esecutiva, riprese e montaggio. Il cortometraggio è il vincitore del Premio “Il Valore del Lavoro” 2021, assegnato da INAIL, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e scelto tra le opere rappresentative del tema citato dal premio stesso. Una narrazione lineare dispone con chiarezza gli episodi a cui si alternano brevi monologhi, capaci di esprimere la sensibilità e la dignità di una donna la cui carriera si è arrestata per un infortunio ma che saprà trovare il modo di ripartire anche senza il sostegno delle gambe.
Anna era un’attrice di teatro, ma da quando un incidente stradale l’ha costretta sulla sedia a rotelle, trascorre le sue giornate in solitudine e senza un vero e proprio scopo. Il suo dolore coinvolge il corpo ma colpisce anche il suo orgoglio, mentre sfoglia le fotografie che immortalano un passato glorioso, in apparenza perduto per sempre. Anna cerca consolazione nel calore della famiglia che, tuttavia, le riserva molte delusioni: le attenzioni che riceve, quando le riceve, hanno sempre più spesso i connotati di una compravendita, se non proprio di un’estorsione. Sua sorella e suo nipote le chiedono prestiti di denaro sempre più consistenti. Anna cede e allunga l’ennesima busta, che però, questa volta, contiene il degno pagamento di quanto i suoi familiari le hanno elargito durante il peggior momento della sua vita.
L’attrice principale del cortometraggio, Eleonora Manara, riesce con la sua performance accorata a comunicare la mortificazione e la solitudine del suo personaggio, ma anche il coraggio e il desiderio di riscatto che ancora più di tutto il resto la caratterizza. Anche la prova di Rossana Robione nei panni di Lydia, la sorella di Anna, riesce a trasmettere efficacemente l’affezione posticcia di un personaggio opportunista.
Una scrittura che trova la sua massima espressione nella riflessione iniziale e nella lettera finale di Anna definisce con lucidità e con estro al tempo stesso la personalità della protagonista, non estranea a battute d’arresto, ma comunque motivata a imboccare la strada di un nuovo inizio. A permetterglielo ancora una volta è il lavoro, in principio un tasto dolente, origine di un’inguaribile nostalgia, adesso di nuovo una porta spalancata sul futuro.