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Recensione: La Voce

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Luca Grimaldi scrive e dirige La Voce con l’obiettivo di rintracciare una formula che, attraverso le immagini, sappia portare all’attenzione dello spettatore l’incubo dell’intrusione ossessiva di pensieri e compulsioni. L’esperimento riesce senz’altro e il regista ritrae i connotati di un’interiorità tormentata. Per farlo concepisce una struttura narrativa che accompagna lo spettatore verso un epilogo raggelante, in cui gli indizi convergono e il quadro appare chiaro e spaventoso. Come conseguenza di tutto questo, lo spettatore riesce a immedesimarsi in un genere di disturbo per il quale, normalmente, a causa dei suoi connotati illogici, risulterebbe difficile accedere alla chiave di comprensione.

Il protagonista è in ritardo, deve uscire in fretta di casa. Fuori lo aspetta l’auto che lo porterà a prendere un aereo per ragioni di lavoro. Ormai è pronto, ma qualcosa lo trattiene. La sua compagna resta immobile davanti al fornello, paralizzata dal timore di andarsene da lì senza la certezza assoluta di aver spento il gas. Il suo compagno prova a distoglierla, prima con dolcezza, poi con fare fermo. Ogni suo tentativo, tuttavia, inciampa in un nuovo incidente, un nuovo gesto su cui la sua compagna si blocca, impossibilitata a procedere prima di aver rimosso metodicamente l’origine delle sue preoccupazioni. Il tempo, tuttavia, passa in fretta e l’uomo non è ancora uscito di casa. Il clacson suona dall’esterno dell’abitazione. L’uomo sta perdendo la pazienza: questo stile di vita lo sta privando di tutto quello che ha a cuore e non riesce a trovare un modo per coniugare il benessere della compagna con la necessità di avere una vita normale. Alla fine, l’ennesimo incidente porterà a una conclusione tragica e inaspettata e alla consapevolezza finale dello spettatore.

La scrittura di Luca Grimaldi è capace di tenere la presa su diversi, fondamentali dettagli per indirizzare lo spettatore verso un modo di intendere la trama che alla fine, inaspettatamente, ma con assoluta coerenza, si capovolge. La voce è un intruso che si mimetizza e al tempo stesso spicca all’interno del contesto monocromatico, lo sconvolge, in ragione di una fotografia pensata per sottintendere simbolismi articolati. Le musiche, a cura di Davide Marchi, contribuiscono a comunicare un profondo senso d’angoscia e di persecuzione, sentimenti messi in primo piano nel cortometraggio. I due attori, Luca Di Giovanni e Bianca Friscelli, riescono a calarsi alla perfezione nei due protagonisti che vicendevolmente e senza possibilità di scampo si trascinano, sempre più in profondità, nel cuore di una spirale senza uscita.