Il corto-documentario La sedia di cartone di Marco Zuin ci racconta un momento della vita del piccolo Jeoffrey, un bambino keniano con una malattia che gli impedisce di stare anche semplicemente seduto su una sedia. Saranno i dottori del suo paese a mettere in campo le loro conoscenze per costruire una sedia speciale per lui, partendo da materiali di scarto, come il cartone. È un corto privo di dialoghi, in cui tutto è raccontato solo attraverso le immagini e le parole. Quella che suscita non è un’ipocrita compassione, ma un senso di gioia e di risoluzione: è l’umanità, rappresentata da un bambino e chi gli sta intorno, che riesce a superare gli ostacoli. La sedia fatta di cartone rappresenta la vittoria, che non dev’essere fatta necessariamente d’oro e di diamanti. Rappresenta un futuro migliore per qualcuno che non è nato con il futuro già preparato e, in qualche modo, se lo deve guadagnare giorno per giorno. Di simbolico in questo corto si potrebbe trovare tanto altro, ed è per questo che andrebbe guardato e ci andrebbero costruite sopra le riflessioni più personali.
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RECENSIONE: La sedia di cartone di Marco Zuin
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